In Cina l’incubo del COVID-19 sta riaffiorando. Molte delle più grandi città industriali della Cina sono state messe in lockdown e la produzione di auto Toyota e iPhone Apple, per esempio, si è fermata. Teatri, cinema e ristoranti hanno chiuso a Shanghai. La provincia nord-orientale di Jilin ha vietato ai suoi 24 milioni di residenti di lasciare la provincia o di viaggiare tra le città.
Si stima che quasi l’80% dell’economia cinese sia stata colpita dalla variante Omicron di coronavirus, creando grossi problemi all’offerta di materie prime e minacciando seriamente la tanto attesa crescita della domanda. Inoltre, molti investitori ed aziende europee temono che il ritorno cinese alla politica zero-Covid metterà sotto pressione molte imprese.
Balzo dei prezzi del 4% in un solo giorno
Nel settore del ferro, le carenze di forniture per i lockdown e le nuove restrizioni hanno fatto balzare i prezzi di quasi il 4% in un solo giorno.
Secondo Fastmarkets MB, le ultime quotazioni per il minerale di ferro (62%) importate in Cina sono arrivate a 150,75 dollari per tonnellata. I futures sul minerale di ferro al Dalian Commodity Exchange (DCE), con consegna a maggio, sono aumentati del 3,9% a circa 135 dollari per tonnellata.
Uno dei principali poli siderurgici rischia di fermarsi
A Tangshan, una delle principali città della siderurgia cinese, i produttori dovranno sospendere, totalmente o parzialmente, la loro produzione. Infatti, le scorte per far funzionare gli impianti sono limitate a pochi giorni, mentre i trasporti funzionano parzialmente a causa di un nuovo lockdown.
Lo scorso anno Tangshan ha prodotto oltre 130 milioni di tonnellate di acciaio, una cifra che equivale a circa il 13% della produzione cinese. Secondo Mysteel, la nuova crisi degli approvvigionamenti rischia di compromettere una produzione media giornaliera di circa 36.100 tonnellate di ferro fuso.
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