L’Italia e l’incubo del 1931

Le analogie sono molte anche se l’Italia di allora era un paese completamente diverso da quello odierno.

Siamo molto vicini ad un nuovo 1931?

Le analogie sono molte anche se l’Italia di allora era un paese completamente diverso da quello odierno.

Nel 1931 e nel 1932 si toccò il punto più grave della crisi economica italiana: i titoli azionari crollarono del 40%, l’industria manifatturiera scese dell’85% in termini di valore. Si registrarono 14.000 fallimenti e 2 milioni di cambiali protestate, 1.000.000 di disoccupati e le condizioni di vita, già molto precarie, diventarono ancora più difficili. L’imposizione fiscale raggiunse livelli altissimi: per acquistare un chilo di zucchero si pagava il 72% di tasse governative!

Torniamo ai giorni nostri. L’Italia avrà, secondo Citigroup, una contrazione del 2,5% quest’anno e del 2% il prossimo anno. Con un debito che si colloca al terzo posto nel mondo, dopo Stati Uniti e Giappone, con circa 1.970.000.000.000 di euro. Ma la situazione può peggiorare molto velocemente, poiché un aumento dei rendimenti estenderebbe la recessione e accelererebbe la crescita del rapporto debito/PIL. L’Italia non avrà altra scelta che chiedere aiuto.

Il fondo sovrano della Cina si è ritirato dal mercato europeo del debito per il timore di un crollo dell’euro

Il fondo sovrano della Cina, ha dichiarato che, da qualche settimana, si è ritirato dal mercato europeo del debito per il timore di un crollo dell’euro.

Se esaminiamo quello che è successo fino ad oggi, possiamo scoprire quali sono le responsabilità, diffuse tra i politici e la classe dirigente europea. I leader politici tedeschi e della Banca Centrale Europea, sono certamente i responsabili degli ultimi eventi catastrofici. Hanno gettato tutta l’Europa meridionale in un baratro senza fondo, dal quale non riuscirà a risalire.

La strategia di Germania e Francia è ormai chiara: salvarsi dal tracollo europeo, per essere i primi paesi a riemergere e fare razzia nelle terre bruciate d’Europa. Per questo si rifiutano di soccorrere i paesi in difficoltà facendosi garanti del loro debito. Molto meglio preservare le forze aspettando la dissoluzione europea. E anche gli investitori credono sia ragionevole pagare tassi a zero per il debito sovrano tedesco, nella certezza che la nazione emergerà per prima dalle macerie dell’Europa.

La BCE ha spesso predicato la separazione tra politica monetaria e politica fiscale. Ma è stata proprio la BCE, a imporre i tagli fiscali a Italia e Spagna, arrivando a imporre esattamente i termini ai leader politici nazionali con lettere segrete nel corso del mese di agosto 2011. Il governo di Silvio Berlusconi è stato estromesso da un’operazione orchestrata dalla BCE. I burocrati europei hanno messo le democrazie in ginocchio.

Certamente, non potremo mai sapere cosa sarebbe successo se Italia e Spagna non fossero state commissariate e costrette ad una politica recessiva di tagli e sacrifici. Quello che sappiamo di certo, è che l’attuale politica è senza alcuna speranza.

È anche arrivata l’ora per l’Europa, di pagare il prezzo per quello che ha fatto in Grecia, dove gli organi UE hanno scaricato tutte le perdite su fondi pensione, fondi sovrani, assicurazioni sulla vita e altre istituzioni che hanno creduto, fino alla fine, che l’Europa fosse una sola entità, come i politici avevano promesso. Come ricompensa alla loro fedeltà hanno ricevuto un taglio del 75% dei capitali che avevano prestato. Chi presterà capitali per finanziare lo stato italiano e lo stato spagnolo, con davanti anni di depressione e di protesta politica, dopo aver visto il dramma greco? Soltanto nel primo trimestre del 2012, la partecipazione estera al debito spagnolo è scesa del 50%.

L’unico filo di speranza, anche se potrebbe essere troppo tardi, è che le democrazie europee fermino i burocrati di Bruxelles e si ribellino ai diktat della Bundesbank, costringendo la Germania e i suoi paesi satelliti ad abbandonare l’euro e le loro politiche recessive, che fino ad oggi ci hanno catapultato a rivivere la crisi del 1931, ma che potrebbero portarci a rivivere anche le crisi degli anni successivi.

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