In Libia si ferma l’estrazione di petrolio

In Libia, lo scontro tra Bengasi e Tripoli per il controllo delle risorse energetiche del paese, provoca il fermo della consegna di petrolio su due petroliere. Con la conseguenza che verrà fermata anche l’estrazione di greggio.

Causa di forza maggiore. Con questa motivazione, la Libya’s National Oil Corporation (NOC) di Bengasi ha fermato la consegna di greggio da due terminal petroliferi, per un totale di 850.000 barili della produzione nazionale.

La notizia arriva dal presidente della NOC di Tripoli, Mustafa Sanalla. Ha anche aggiunto, con disappunto, che non è stato possibile ragionare e dissuadere il Comando Generale del Libyan National Army (LNA).

Con i depositi pieni, la produzione si ferma

Per cercare di capire cosa sta succedendo, bisogna sapere che i terminali di Hariga e Zueitina, dove si è verificato il fatto, sono controllati dall’LNA, che ha passato la gestione al NOC di Bengasi. Entrambi fanno parte del governo orientale, che non è riconosciuto dall’ONU. In precedenza, i terminal erano invece controllati dal NOC di Tripoli (ente riconosciuto a livello internazionale).

Quello che è successo in questi giorni è che il NOC di Bengasi ha rifiutato di caricare due petroliere, sostenendo che non avevano chiesto la sua approvazione. Di conseguenza, con i depositi di stoccaggio terrestri pieni, la produzione di petrolio dovrà fermarsi.

L’LNA controlla i porti petroliferi della Libia dal 2016 (compresi Hariga e Zueitina). Ma, il mese scorso, il loro controllo è insidiato da altri gruppi armati guidati da un comandante della Petroleum Facilities Guard, ricercato dalle autorità di Tripoli per il blocco di due anni dei porti.

Tra Est e Ovest cresce il divario

In ogni caso, i fatti degli ultimi giorni evidenziano chiaramente che il divario tra la Libia dell’Est (Bengasi) e la Libia dell’Ovest (Tripoli) si sta ampliando, anziché ridursi.

Il NOC di Bengasi aveva già detto che non aveva alcuna intenzione di scendere a compromessi con il NOC di Tripoli. Ma, soprattutto, ha sottolineato che i proventi delle esportazioni di petrolio sarebbero andati in una banca centrale con sede nell’est del paese. Nel frattempo, l’Unione Europea e l’ONU hanno chiesto al NOC di Bengasi di rinunciare al controllo dei porti petroliferi e di restituirli al NOC di Tripoli.

Per le casse del NOC di Tripoli, le perdite per le mancate entrate petrolifere dal 14 giugno ammontano a oltre 650 milioni di dollari. In altri termini, perdite giornaliere di 67,4 milioni di dollari.

I contendenti sanno perfettamente che il controllo delle risorse petrolifere del paese è essenziale per averne anche il controllo politico. E la partita è ancora tutta da giocare…

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