Nonostante l’impegno di immaginare il futuro che ci aspetta, poche volte i risultati sono commisurati agli sforzi. La lettura della storia ci aiuta a riflettere, a misurare errori e comportamenti umani per cercare di evitarli nel futuro.
La crisi che stiamo attraversando ha suggerito fin dall’inizio il paragone con la grande crisi del 1929, che soltanto i nostri nonni possono ricordare.
Ecco cosa accadde nel 1929
L’inizio della Grande Depressione è comunemente considerato l’ottobre 1929, quando il mercato azionario degli Stati Uniti crollò durante il famoso Venerdì Nero. Tuttavia la Grande Depressione divenne tale soltanto nel 1931, quando la banca austriaca Creditanstalt (la banca dei Rothschild) ebbe un disperato bisogno di liquidità. Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna si rifiutarono di aiutare la Germania/Austria nel salvataggio della Creditanstalt. La banca era un gigante che quando collassò causò il panico tra gli investitori e la gente comune, che si precipitarono a ritirare i propri depositi per convertirli in oro. Anche le banche iniziarono a convertire la propria carta moneta in oro.
In quegli anni vigeva il Gold Standard, che obbligava le banche centrali ad accumulare riserve di oro poichè il valore della moneta era misurato dall’oro detenuto. Tutti, privati, banche e aziende, avevano il diritto di scambiare i loro soldi di carta con l’oro.
Quando la Banca Centrale inglese si avvicinò all’esaurimento delle proprie scorte auree, alzò i tassi di interesse per convincere i depositanti a mantenere carta moneta anziché oro. Tuttavia le richieste di oro erano troppo alte e il Regno Unito, nel settembre 1931, decise di abbandonare il Gold Standard, lasciando fluttuare la sterlina che iniziò a svalutarsi. Si pensava che l’economia del paese sarebbe stata duramente colpita. Ma sorprendentemente accadde il contrario, iniziò una forte ripresa economica causata dalla sterlina svalutata che consentiva ai prodotti inglesi di essere esportati per i loro prezzi diventati competitivi.
Nel 1932 la crisi toccò il fondo
Il crollo della sterlina spinse molti depositanti statunitensi a convertire carta moneta in oro. Gli Stati Uniti, con maggiori riserve d’oro rispetto alla Gran Bretagna, riuscirono a soddisfare le richieste ma furono costretti ad alzare i tassi per convincere i risparmiatori che fosse più vantaggioso tenere la carta moneta. Entro la fine del 1931 più di 2200 banche statunitensi fallirono. Nel luglio del 1932 il mercato azionario aveva toccato il fondo dopo aver perso l’89%. Nel marzo 1933 anche l’economia toccò il fondo. Il 19 aprile 1933 gli Stati Uniti abbandonarono il Gold Standard. Il cambio di conversione ufficiale fu fissato a 20,67 dollari per oncia.
La storia si ripete?
La storia si ripete e siamo di fronte ad un altro 1931? Tre aspetti preoccupano che ciò possa accadere.
Il primo aspetto riguardano le politiche interventiste inefficaci sull’economia messe in atto dai governi nazionali in questi ultimi anni. Molte cartucce sono state ormai sparate, quante ne rimangono ancora e che efficacia possono avere nello stimolare l’economia? Abbandonare la Grecia al proprio destino sarà un boomerang come lo fu l’abbandono della Germania durante la crisi della Creditanstalt?
Il secondo aspetto è che la Cina soddisferà i sentimenti nazionalistici sempre più diffusi, allontanandosi dal dollaro (L’alleanza che potrebbe sopprimere il dollaro) e tentando di rendere lo yuan una valuta di riserva. Il declassamento del debito americano ha cambiato per sempre l’equilibrio dei poteri tra Stati Uniti e Cina. Alcuni burloni hanno avvertito la Marina Americana non navigare troppo vicino alla Cina, perché se i cinesi catturassero le navi, gli Stati Uniti potrebbero non avere abbastanza soldi per il riscatto.
Il terzo aspetto è legato al fatto che nelle economie sviluppate i disordini sociali sono sempre provocati da misure di austerità. Dalla fine della Repubblica di Weimar in Germania nel 1930, alle manifestazioni in Grecia dei nostri giorni, l’austerità tende ad andare di pari passo con la violenza politicamente motivata e con l’instabilità sociale. Secondo Henry Farrell esiste una correlazione positiva tra austerità fiscale e instabilità, mentre non c’è correlazione con la sola recessione economica.
Purtroppo ci sono molte ragioni per pensare che ci siamo incamminati su una cattiva strada e, se così fosse, non abbiamo ancora visto il peggio.
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