Gli investitori stranieri stanno abbandonando l’Italia. Questa estate hanno venduto beni italiani, preoccupati di un governo euroscettico e della salute economica del paese. Secondo il Financial Times, in un aricolo di questi giorni, nel solo mese di agosto gli investitori stranieri hanno venduto titoli di stato italiani per 18 miliardi di euro.
Così come l’ultimo declassamento di Moody’s, che ha abbassato il rating italiano a Baa3 (lo stesso livello di Ungheria e Romania e l’ultimo gradino prima del livello spazzatura), tutto lascia intendere che il rischio di una Italexit sta crescendo.
Uno scenario probabile: l’Italia abbandona l’Unione Europea
Secondo il famoso economista Nouriel Roubini, nel medio termine, l’uscita dell’Italia dall’euro è lo scenario più probabile.
Tuttavia, il professore americano divenuto celebre per aver previsto la crisi finanziaria del 2008, ha un solo dubbio a riguardo. Il dubbio che quando verrà presentato agli italiani il conto da pagare per una ‘Italexit‘, ci sarà una clamorosa retromarcia, con gli anti-europeisti in prima fila.
Ma proviamo a immaginare quale sarà il conto da pagare… Di certo, sarà un conto molto salato, che potrebbe includere il default di centinaia o migliaia di aziende italiane, una corsa agli sportelli bancari, una carenza di lire nei primi momenti, un’insolvenza del governo e delle imprese, problemi di credito per gli importatori e instabilità sociale.
Uno scenario che potrebbe fare assai più paura agli italiani rispetto agli ultimi 20 anni di stagnazione economica.
Secondo UBS, l’uscita dell’Italia dall’euro sarebbe molto diversa da quella dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. La Brexit, a confronto, potrebbe sembrare una passeggiata, visto che gli inglesi non facevano parte dell’unione monetaria. Infatti, abbandonare un’unione monetaria è qualcosa di molto simile a ritrovarsi in condizioni di iperinflazione, se non peggio.
Un popolo che ha molto da perdere
Non è certo irrilevante il fatto che gli italiani hanno molto da perdere. Le famiglie italiane hanno beni in euro per 9,6 billioni, mentre il debito pubblico è di 2,63 billioni di euro (132% del PIL). Secondo gli ultimi dati Eurostat, il 67% di tutto il debito pubblico italiano è nelle mani dei cittadini.
Ecco perchè, secondo Nouriel Roubini, i costi immediati di una ‘Italexit‘ cadrebbero drammaticamente sulle spalle dei risparmiatori, il cui denaro verrebbe ridenominato in lire, con un valore molto più basso rispetto all’euro. Naturalmente, se l’uscita italiana dall’euro scatenasse un’altra crisi finanziaria, potremmo assistere alla chiusura temporanea delle banche e a misure di controllo sui capitali. Inoltre, nel momento in cui gli italiani percepiranno la vicinanza di un’uscita dall’euro, ritireranno subito i loro soldi per alimentare una fuga di capitali in piena regola. Gente che fugge con i contanti in valigia, un po’ come successo in Grecia nel 2015, con il settore bancario sottopostosto a fortissime pressioni.
Ma il costo maggiore potrebbe non essere quello economico. La rottura di un’unione monetaria porta quasi sempre all’instabilità sociale o a governi autoritari che promettono di fermare l’instabilità sociale. Gli italiani sono davvero disposti a pagare un costo così grande?
METALLIRARI.COM © SOME RIGHTS RESERVED