L’ex Ilva ha cambiato nome, ma chi paga è sempre Pantalone

La dispendiosa nazionalizzazione dell’ex-Ilva è un regalo del governo Conte, che il nuovo governo Draghi non ha nemmeno messo in discussione.

Finalmente abbiamo un bellissimo nome per una delle acciaieria più importanti d’Europa: Acciaierie d’Italia. I cittadini erano stanchi di sentirla chiamare ex Ilva o, peggio ancora, ArcelorMittal. D’ora in avanti potremo sentirci orgogliosi di avere acciaio con un nome italiano, che esce direttamente dai forni dello Stato.

Un accordo d’oro… per gli indiani

Ma il nome ci ricorda anche che l’acciaieria è nazionalizzata a spese dello Stato o, in altre parole, a carico dei contribuenti italiani. Si tratta di un accordo di nazionalizzazione tra ArcelorMittal e Stato italiano che gli osservatori hanno definito come un accordo d’oro… per la multinazionale indiana.

Basti pensare che ArcelorMittal pagherà 70 milioni di euro contro un miliardo e ottanta milioni di euro a carico delle casse dello Stato italiano. Come ha dichiarato ArcelorMittalin futuro, Acciaierie d’Italia Holding opererà in modo autonomo e come tale avrà propri piani di finanziamento indipendenti da ArcelorMittal. Di conseguenza, ArcelorMittal de-consoliderà le attività e le passività”. Non poteva andar meglio per gli indiani che si tolgono per sempre dai piedi una enorme passività e non si trovano più ad essere inseguiti dalla giustizia italiana.

Il merito di tutto ciò è del governo Conte, ma nessuno del nuovo governo Draghi si è sognato di mettere in discussione lo scellerato ingresso dello Stato nell’acciaieria di Taranto.

Arrivano i “migliori” manager dello Stato italiano

Il governo ha anche già scelto il boiardo di stato che sarà a capo dell’ex Ilva. Si tratta di Franco Bernabè, 73 anni, ex AD di Telecom per diversi anni (e con compensi pluri-milionari), senza esperienze di tipo industriale ne tanto meno nel settore siderurgico. In uno dei settori industriali più difficili e in un momento molto critico per tutta la siderurgia mondiale, sarà lui a condurre un’acciaieria che neppure ArcelorMittal, la più grande azienda siderurgica del mondo, è riuscita a gestire profittevolmente.

Siamo troppo pessimisti nel pensare che finirà in un disastro economico oltre che ambientale? Siamo troppo maligni nel pensare che l’unico rilancio che vedremo saranno gli stipendi degli alti funzionari statali che gireranno intorno a tutta l’operazione?

Per fortuna, come cittadini italiani, adesso che abbiamo capito meglio tutta la vicenda, quando dovesse capitarci di incontrare Lakshmi Niwas Mittal, il miliardario indiano a capo dell’omonimo gruppo, mentre stappa una bottiglia di Dom Pérignon in onore degli italiani, sapremo il perché di tanta felicità.

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