Il mercato del ferro-cromo potrebbe essere arrivato ad un punto di svolta.
In India, i produttori sono stanno affrontando grosse difficoltà a causa dell’aumento dei costi energetici in tutto il paese. Se i prezzi del metallo non saliranno, molti impianti potrebbero essere costretti a chiudere.
I produttori indiani stanno resistendo, nonostante le vendite sotto-costo provocate dalla crescita dei costi di produzione dell’energia elettrica. Infatti, molte delle centrali elettriche indiane sono alimentate a carbone: le scorte a livelli minimi e la rete di distribuzione totalmente inefficiente hanno contribuito ad un rialzo improvviso dei costi. Ma fino a quando riusciranno a sopravvivere?
Questo metallo, che ha un punto di fusione molto alto, circa 1900 °C, richiede grandi quantità di energia per trasformare il minerale in ferro-cromo o in cromo metallico, le due principali forme commerciabili.
Sono necessari 4.000 kilowatt/ora per fondere una tonnellata di minerale. Questa caratteristica rende i produttori assai vulnerabili alle oscillazioni dei costi energetici.
La produzione mondiale di cromo nel 2011 è stata di 24 milioni di tonnellate e di queste, il 16% è stato prodotto in India e il 46% in Sud Africa.
La sola risposta che l’industria del cromo può dare ai crescenti costi energetici è il miglioramento tecnologico, volto a ridurre i consumi energetici, e la ricollocazione geografica.
Forse è arrivato il momento di un cambiamento epocale per le tecniche di trasformazione del cromo e, se così fosse, le implicazioni per lo sviluppo e l’estrazione di metallo a livello mondiale potrebbero cambiare radicalmente il mercato.
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