Gli investitori cinesi hanno dato l’addio al mese di luglio con grande sollievo, dopo i drammatici crolli dei mercati azionari che hanno riproposto i timori circa un rallentamento dell’economia globale.
Il peggior calo mensile degli ultimi 6 anni, ha diffuso la paura che il peggio non sia ancora arrivato. Perciò, la domanda che circola più insistentemente è se il declino del mercato azionario sia semplicemente una correzione o l’inizio della fine.
Una domanda che assilla soprattutto gli investitori in materie prime, il cui destino è legato a doppio filo all’andamento dell’economia cinese (“Cina e rame: un legame indissolubile“).
I pessimisti credono che i capitali siano affluiti nel paese grazie al fatto che la Cina è una burocrazia centralizzata comunista, che può funzionare soltanto con il 100% di occupazione e con un capitalismo controllato. Ma il capitalismo non può essere controllato e i mercati non sono marionette. Quello che è successo lo scorso mese è l’inizio di un crollo degli squilibri economici costruiti artificialmente fino ad oggi. In altre parole, questo sarebbe l’inizio della scomparsa della bolla cinese.
Sappiamo tutti quello che è successo l’ultima volta che è scoppiata la bolla del credito americano e oggi è la Cina che rappresenta il più grande del problema a lungo termine a livello globale. Secondo Credit Suisse, la Cina ha gonfiato la terza più grande bolla del credito per ben 5 anni. Inoltre, il debito del settore privato è ora del 40% superiore alle attese ed è più esteso di quanto non non lo fosse negli Stati Uniti al culmine della bolla.
Per gli ottimisti, il sell-off di luglio è soltanto un incidente di percorso, una correzione di un trend rialzista di più lungo periodo. Anche se la domanda dei consumatori cinesi, che costituisce la guida principale del mercato azionario cinese, è attualmente in discesa, presto si riprenderà più forte di prima, dal momento che sempre più persone migrano dalle aree agricole alle città e che la domanda estera di prodotti cinesi è destinata a crescere. Inoltre, la maggior parte dei risparmiatori cinesi detiene i soldi in beni immobili o nelle banche e il mercato azionario è ancora un passatempo.
Certamente, le autorità cinesi hanno fatto un pessimo lavoro nel tentativo di guidare il mercato. All’inizio di quest’anno hanno apertamente incoraggiato gli investimenti sul mercato azionario, creando una fase rialzista irrazionale e perseguendo politiche che hanno favorito una psicologia speculativa di massa.