Il Baltic Dry Index, un termometro dell’economia reale

Uno dei principali “leading indicator”, utilizzato per predire l’evoluzione del ciclo economico, è uno strumento indispensabile per investitori e osservatori che vogliano capire dove sta andando l’economia reale mondiale.

Il sogno di ogni investitore è di possedere una sfera di cristallo per poter leggere il futuro dei propri investimenti. I sogni rimangono tali e nella realtà non esiste la possibilità di prevedere il futuro di un investimento anche se esistono una serie di indicatori che misurano l’andamento e le prospettive dell’economia reale.

Innanzitutto, per capire davvero come funziona l’economia reale è indispensabile capire il mercato delle commodities, o materie prime che dir si voglia, che ne costituiscono il motore principale. Ma come è possibile capire il mercato delle materie prime?

Naturalmente, non esiste una risposta semplice e univoca, poiché come tutti i mercati, anche il mercato delle materie prime è soggetto ad un numero di variabili molto grande e in continuo cambiamento nel tempo. Esiste però un indicatore, totalmente sconosciuto al di fuori della ristretta cerchia degli addetti ai lavori, che fornisce preziose indicazioni sintetiche sull’andamento del mercato e sulle aspettative future: il Baltic Dry Index (BDI).

Una sfera di cristallo della domanda e offerta di merci

Il Baltic Dry Index è l’indice giornaliero dell’andamento dei costi di trasporto via mare. Nonostante il nome, esprime i costi di noli e trasporti di tutte le principali rotte mondiali, non solo quelle del Mar Baltico. Perciò è un importante indicatore del livello della domanda e dell’offerta di tutte le merci.

Inoltre è considerato un affidabile indice di tendenza della congiuntura economica globale.

Senza scendere troppo nei dettagli tecnici, è importante sapere che l’indice si riferisce alle cosiddette merci bulk dry, cioè merci sfuse e non allo stato liquido (tipo petrolio e gas). Queste vengono suddivise in due categorie: major e minor bulks. La prima comprende carbone, minerale di ferro e grano, mentre la seconda comprende acciai, zuccheri e cemento.

L’indice viene calcolato dal London Baltic Exchange, che richiede giornalmente i prezzi per le merci bulk dry agli spedizionieri di tutto il mondo su 23 diverse rotte di navigazione e ne calcola la media.

Analizzando il BDI è facile capire che è composto da una parte dalla domanda di materie prime in tutto il mondo, dall’altra dall’offerta di navi disponibili per spostare le materie prime da un luogo ad un altro.

Mentre l’offerta è abbastanza costante, poiché ci vogliono anni per costruire una nuova nave e i costi finanziari di inattività sono molto alti, la domanda è assai variabile.

Così quando il BDI aumenta, è un’indicazione di crescita dell’economia globale. Ma significa anche che i prezzi delle materie prime, oltre che delle valute utilizzate per il commercio delle stesse, saliranno o continueranno a salire.

Al contrario, quando il BDI scende, l’economia globale si contrae mentre i prezzi delle materie prime scendono o continuano a diminuire.

Un indice impossibile da manipolare

Non esistono altri indicatori tanto significativi per l’economia reale quanto il Baltic Dry Index. Per questo motivo è monitorato dai grossi investitori per avere una visione del futuro dell’economia.

Naturalmente il BDI non è infallibile. Ma la sua relativa stabilità e l’impossibilità di manipolarlo significa che anche i grossi operatori finanziari non riescono ad avere nessuna influenza su questo indicatore.

Perciò, rimane un termometro imparziale di dove sta andando l’economia reale delle materie prime. Poiché i produttori acquistano le materie prime per creare prodotti finiti, è uno dei migliori indicatori di tutta l’economia globale.

Quanto misura il Baltic Dry Index di oggi? 1602, in discesa di quasi il 30% da inizio anno.

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