Gli operatori lo dicono sottovoce, un po’ per scaramanzia e un po’ perché sembra troppo bello per essere vero. Nel mezzo del caos che ha travolto i metalli del London Metal Exchange (LME), il rame sembra tranquillo e i prezzi rimangono stabili.
C’è stato uno scossone l’8 marzo, il giorno dello shock del nichel ma, da allora, i prezzi si sono adagiati poco sopra i 10.000 dollari (oggi, 23 marzo, si trovano a 10.317 dollari).
Tanti dubbi e poche certezze
Il metallo rosso non rischia gravi interruzioni degli approvvigionamenti russi? I prezzi erano già saliti nei mesi precedenti la crisi Russia–Ucraina e adesso hanno finito lo sprint? O invece c’è da aspettarsi la brutta sorpresa, per gli acquirenti, di una prossimo rally come stanno facendo gli altri metalli?
La Russia è un grande produttore di rame e la sua produzione di metallo raffinato è di circa un milione di tonnellate all’anno, equivalente a circa il 4% della produzione mondiale. Inoltre, è anche un grande esportatore di rame grezzo e filo. Tuttavia, la sua importanza nelle catene di approvvigionamento occidentali non è certo paragonabile, ad esempio, al palladio, dove la sola Norilsk Nickel vale il 45% della produzione globale.
Va anche considerato che circa 400.000 tonnellate del rame russo vengono esportate in Cina. Con ogni probabilità, nei prossimi mesi e anni, il gigante asiatico assorbirà anche le quantità prima destinate ai mercati occidentali.
Quindi, sembrerebbe che l’Europa possa fare a meno del rame proveniente dalla Russia. Ma le cose non sono così semplici, soprattutto per quanto riguarda il futuro dei prezzi.
I problemi logistici ridurranno le forniture e vedremo i prezzi a 12.000 dollari
Infatti, come riporta Reuters, la maggior parte delle esportazioni di rame raffinato dalla Russia alla Cina passano attraverso il Mar Nero o attraverso porti europei come Rotterdam. Si tratta di rotte sempre più problematiche, sia per la guerra che per le sanzioni.
Secondo Goldman Sachs, questi problemi provocheranno una riduzione delle forniture che potrebbe arrivare a 60.000 tonnellate al mese di rame raffinato. La catena di approvvigionamento globale è oggi in grado di sopportare un’interruzione di questa portata?
Goldman Sachs prevede prezzi di 12.000 dollari per tonnellata nell’arco di quest’anno. Se poi dovesse succedere che il rame venisse sanzionato (l’LME aveva ipotizzato di bandire il rame russo dalla borsa), allora le cose si complicherebbero ulteriormente e i prezzi potrebbero infiammarsi oltre l’immaginabile.
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