I porti ucraini di Mariupol e di Odessa sono sotto assedio dall’esercito russo e le spedizioni sono ovviamente interrotte. Un primo effetto diretto per l’Italia è una carenza di ghisa (pig iron) e i prezzi che sono schizzati verso l’alto, visto che la maggior parte delle nostre forniture provengono proprio dall’Ucraina (oltre che da altre repubbliche ex sovietiche).
I prezzi della ghisa sono destinati ad aumentare
Le attese su future sanzioni sulle esportazioni russe di acciaio e materie prime stanno scoraggiando gli acquirenti italiani dall’acquistare in quest’area geografica. Non è ancora chiaro se l’autoproclamata Repubblica di Donetsk, ora riconosciuta dalla Russia, tornerà come fornitore regolare di ghisa dopo che l’Unione Europea ha vietato il commercio con le regioni separatiste. Di certo, i prezzi della ghisa italiana dovrebbero continuare ad aumentare in modo significativo nei prossimi giorni.
Tutto il materiale che doveva essere consegnato al porto di Marghera (il principale porto siderurgico italiano) si è ormai esaurito, ma la domanda da parte dei distributori che acquistano direttamente dai produttori dell’Ucraina ed dalle ex repubbliche sovietiche rimane molto forte.
Con la guerra in Ucraina, i consumatori italiani di ghisa dovranno trovare nuovi fornitori
Probabilmente, la guerra in Ucraina cambierà sostanzialmente il modo in cui i consumatori italiani si procurano la ghisa. Già a inizio febbraio, qualche acquirente italiano si era approvvigionato di ghisa dal Brasile. Secondo Kallanish, un distributore avrebbe acquistato una nave brasiliana da 35.000 tonnellate a 540 dollari a tonnellata (FOB Brasile), per ricostituire le scorte a Marghera.
Con il materiale ucraino avvolto nell’incertezza e le sanzioni contro la Russia, sarà il Brasile a diventerà un fornitore di ghisa per l’Italia?
Sempre secondo Kallanish, partite di ghisa tra le 7.000 e le 15.000 tonnellate vengono attualmente vendute in Italia a 610-615 dollari per tonnellate (CFR).
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