Il generale Haftar si sta avvicinando a Tripoli. Di conseguenza, si è improvvisamente innescata l’attività turca per conto del governo libico con base nella capitale libica.
Tutto lascia presagire che il controllo del petrolio della Libia si giocherà tutto nella prossima fase della guerra.
Solo la Turchia sostiene davvero il governo di Tripoli
Per chi non ha chiara la situazione libica, va ricordato che fino ad oggi Haftar non è mai riuscito a entrare a Tripoli, dove risiede il Governo di Accordo Nazionale (GNA) sostenuto dall’ONU, ma condannato alla sconfitta. Infatti, l’unico vero amico straniero che ha, disposto a venire in suo aiuto militarmente, è la Turchia.
Al contrario, il generale Haftar è concretamente appoggiato da Egitto, Emirati Arabi Uniti e Russia ma anche, in modo più nascosto, dalla Francia. Quest’ultima appoggia Haftar con una doppia politica fatta di parole con il GNA (riconosciuto a livello internazionale) ma di sostegno effettivo al generale.
Inoltre, Haftar controlla il petrolio, anche se non controlla le entrate da esso derivanti.
Il problema per Haftar è che prendere Tripoli richiederà attacchi aerei sulla capitale e scontri terrestri nella battaglia finale. In quest’ultimo caso, Haftar è in svantaggio poiché non ha abbastanza soldati disposti a combattere per le strade contro le milizie. Ma, se gli attacchi aerei saranno efficaci, potrà allora comprare l’appoggio di qualche milizia, sempre in vendita al miglior offerente.
La Turchia ha firmato un accordo la scorsa settimana con il GNA sui confini marittimi del Mar Mediterraneo, diventando il baluardo nella lotta della Libia contro Cipro per le esplorazioni offshore di petrolio e gas. Inoltre, la Turchia ha firmato un nuovo accordo di difesa con il GNA per un supporto militare e logistico indefinito. Non è ancora chiaro se la Turchia verrà coinvolta negli scontri terrestri (dove si troverebbe contro anche 800 mercenari russi), ma è per il momento un’ipotesi poco probabile.
Sono in gioco importanti interessi geopolitici nel Mediterraneo
Ci troviamo davanti ad una guerra petrolifera che coinvolge l’intera regione, compresi Grecia, Cipro, Israele ed Egitto, tutti con importanti interessi sul petrolio e il gas in queste acque.
Abbastanza incredibile la totale assenza dell’Italia, che quando si tratta di politica estera per difendere gli interessi nazionali sembra incapace di decidere qualsiasi azione. Ma, forse, è solo disinteresse per questioni che non hanno un immediato ritorno in termini elettorali.
In ogni caso, il momento della battaglia finale si sta avvicinando e sembra che le multinazionali del petrolio abbiano scommesso su Haftar. Sarà lui e i suoi potenti alleati a vincere la guerra del petrolio in Libia o si tornerà ad una situazione di stallo come negli ultimi mesi?
Adesso, la parola passa alle armi…
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