Forti turbolenze per l’alluminio. Prezzi che scendono e premi che salgono!

Il mercato globale dell’alluminio è nel bel mezzo di una grave crisi, che si fa sentire soprattutto in Europa, dove i consumatori sono costretti a pagare premi molto alti per poter avere metallo fisico.

Chi opera sul mercato dell’alluminio, si trova nel bel mezzo di turbolenze senza precedenti, che stanno interessando tutto il globo, ma in particolare l’Europa.

Sono ormai anni che il mercato si era abituato ad un eccesso di offerta a causa dell’inarrestabile sviluppo della capacità di fusione primaria da parte della Cina. Ma oggi, tutti gli acquirenti in Europa (ma la stessa cosa avviene anche negli Stati Uniti) si trovano a pagare premi record per riuscire ad avere metallo fisico.

Nel frattempo, le quotazioni al London Metal Exchange (LME) sono scese dai circa 4.000 dollari a tonnellata che avevano raggiunto a inizio marzo, per adagiarsi a 2.487 dollari (27 maggio).

Le fonderie europee si spengono e il prezzo lo pagano i consumatori

Che cosa è accaduto per provocare tutto questo soqquadro sul mercato? Innanzitutto, la produzione del gigante dell’alluminio (la Cina) ha perso slancio e, in aggiunta, le fonderie in Europa si stanno spegnendo per la crisi energetica che ha travolto il continente.

Inoltre, le scorte di metallo LME si stanno estinguendo per riuscire a colmare le lacune delle catene di approvvigionamento. Anche se, come accennato, le quotazioni dell’alluminio sono crollate, rimangono pur sempre a livelli storicamente alti, quasi gli stessi che si erano visti l’ultima volta durante il grande mercato rialzista del 2008.

Adesso, quello che sta accadendo è che i premi elevati europei stanno attirando metallo dall’Asia, soprattutto dalla Cina. La cosa è decisamente sorprendente poiché la Cina impone una tassa del 15% sulle esportazioni di alluminio primario, per scoraggiare operazioni di questo tipo. Tuttavia, nonostante questo aggravio di costi, conviene ugualmente portare metallo fino all’Europa per venderlo a consumatori costretti a pagarlo a caro prezzo.

Tempi molto lunghi per risolvere la crisi energetica dell’Europa

In Cina, il problema della carenza elettrica invernale è ormai alle spalle e le fonderie stanno aumentando la produzione di alluminio. Secondo l’International Aluminium Institute (IAI), la produzione cinese è aumentata di 3,4 milioni di tonnellate su base annua nei primi quattro mesi dell’anno. Con una crescita della domanda interna rallentata dalla politica zero-COVID, il paese ha abbastanza metallo da esportare.

Al contrario, l’Europa sta vivendo una situazione di crescente squilibrio dell’offerta visto che le fonderie continuano a ridurre la produzione. Tra l’altro, cosa di non poco conto, questa dinamica non cambierà fino a quando la questione energetica europea non sarà risolta. E tutti sanno, anche se molti responsabili politici fanno finta di non capire, che la soluzione non arriverà tanto presto.

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