Il crollo della produzione di alluminio in Europa non si ferma. L’impennata dei costi energetici ha costretto le fonderie europee a ridurre i livelli produttivi, costringendole in una spirale di contrazione che sta accelerando.
Secondo Reuters, la produzione di alluminio in Europa è diminuita di 550.000 tonnellate nell’ultimo anno. Come noto, fondere alluminio è un’attività ad alta intensità energetica mentre il problema dei prezzi dell’energia troppo alti era presente anche prima della guerra in Ucraina. Naturalmente, con lo scatenarsi del conflitto armato la situazione è peggiorata e i prezzi energetici hanno intrapreso una scalata fatta sempre di nuovi massimi.
Nessun segnale di un miglioramento a breve termine
Per esempio, la fonderia di San Ciprian (Spagna), che produceva 228.000 tonnellate all’anno, rimarrà chiusa fino al 2024. Alcoa ha infatti deciso di riattivarla solo quando sarà possibile approvvigionarsi con energia rinnovabile ed economica.
Per le fonderie europee, i costi sono in continuo aumento senza alcun segnale che la situazione possa cambiare nel breve termine. Questi motivi hanno spinto i premi per la consegna fisica a livelli molto alti oltre ad attrarre metallo dalla Cina, che tra l’altro è diventata un esportatore netto di questo metallo. Il fatto che le esportazioni di alluminio primario siano soggette a un dazio del 15% in Cina, rende ancora più straordinario il fatto che siano state spedite grosse quantità in Europa.
Produzione di primario giù del 13,2%
L’International Aluminium Institute (IAI) ha rilevato che la produzione di alluminio primario dell’Europa Occidentale è stata di 244.000 tonnellate ad aprile, in discesa del 13,2% rispetto ad aprile dello scorso anno. Anche la produzione dell’Europa Orientale scende (-2,4% ad aprile), considerando che comprende il colosso russo Rusal ma anche diversi operatori più piccoli, che stanno tutti riducendo la produzione.
La situazione è drammatica poiché i prezzi dell’energia elettrica in Europa non mostrano segni di allentamento, anzi… Se l’Unione Europea (UE) sanzionasse petrolio e gas russo, vedremmo schizzare i costi energetici ancora più in alto, probabilmente, con un colpo mortale alle fonderie, non solo di alluminio.
Anche se l’alluminio russo è scampato alle sanzioni, i premi sono alle stelle
Per fortuna, almeno fino ad oggi, l’alluminio russo non è sanzionato, né dalla UE né dagli Stati Uniti. D’altronde, i fautori delle sanzioni contro la Russia sono rimasti scottati l’ultima volta che hanno provato a sanzionare la Rusal e hanno imparato a proprie spese che l’ex-azienda di Oleg Deripaska è un fornitore strategico di alluminio in Europa. Infatti, nel 2018, le sanzioni imposte furono dirompenti per le catene di approvvigionamento e per i prezzi dell’alluminio, tanto che nel 2019 vennero revocate.
Adesso, secondo Reuters, i consumatori europei arrivano a pagare premi fino a 615 dollari per tonnellata. Se i flussi di metallo Rusal venissero ostacolati, i premi volerebbero ancora più in alto (1.000 dollari?).
Ma, seguendo i ragionamenti che stanno facendo a Bruxelles circa nuove sanzioni energetiche contro la Russia, c’è da presumere che nei prossimi mesi ne vedremo di tutti i colori. E saranno colori drammatici…
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