Ritorna l’alluminio della Cina sui mercati. Esportazioni cinesi da record

La Cina ha messo da parte le questioni ambientali per dare fiato all’economia e la produzioni di alluminio primario è ripartita di gran corsa.

Sul mercato dell’alluminio cinese le cose stanno cambiando drasticamente e gli effetti sui mercati globali non tarderanno a farsi sentire. Probabilmente, questa volta, porteranno un beneficio ai consumatori di metallo, anche a quelli italiani.

La produzione cinese di alluminio primario si è ripresa dai minimi registrati nella seconda metà dello scorso anno. Certamente, non è stata un’impresa semplice riprendersi da misure che avevano schiacciato la produzione con severi controlli per ridurre le emissioni ambientali e i consumi energetici. Ma, alla fine, la produzione di primario è ripartita e, ad aprile, secondo l’Ufficio Nazionale di Statistica, ha riportato un record di 3,36 milioni di tonnellate. La ripresa della produzione era ampiamente prevista, ma la velocità di recupero è stata più rapida del previsto.

Meno ambiente e più economia

Come noto, i focolai di COVID-19 stanno mettendo a dura prova l’economia cinese mentre le autorità locali delle varie provincie del paese sono adesso costrette a cambiare priorità: meno attenzione alla riduzione delle emissioni di CO2 e più attenzione alla crescita economica e alla conservazione dei posti di lavoro.

Tutto questo avviene mentre gli obbiettivi di crescita di quest’anno sono sempre più fuori portata. Perciò, il leggendario pragmatismo cinese potrebbe avere la meglio. Nel caso dell’alluminio, sono stati riavviati impianti che erano stati fermati per motivi ambientali e per problemi energetici nelle province sud-occidentali dello Yunnan e del Guangxi. Inoltre, un altro milione di tonnellate di capacità dovrebbe entrare in funzione nella provincia di Guangxi da qui a fine anno.

Produzione di alluminio primario in forte crescita

Che il trend espansivo della produzione cinese di alluminio sia in atto è ormai evidente. Resta da vedere se i margini delle fonderie, schiacciati dai costi energetici, non rallentino i riavvi nel corso di quest’anno.

In ogni caso, la crescita dell’offerta ha superato di gran lunga le aspettative, mentre la domanda è crollata dopo che Shanghai è entrata in lockdown. Questo, insieme ad una minor propensione al rischio da parte degli investitori e una politica monetaria più aggressiva da parte della Federal Reserve americana (FED) ha provocato la brusca discesa dei prezzi dell’alluminio. Alla borsa di Shanghai i prezzi si sono indeboliti ancora di più rispetto a quelli di Londra.

Esportazioni di alluminio a gonfie vele

Con le fonderie di alluminio in Europa ancora ferme e le scorte del London Metal Exchange (LME) bassissime, la Cina è diventata un esportatore netto di alluminio primario. Le esportazioni di marzo sono state di circa 45.000 tonnellate rispetto alle 39.400 delle importazioni mentre, secondo i dati preliminari di aprile, le esportazioni totali di primario e prodotti di alluminio sono state di 597.000 tonnellate rispetto alle 197.000 tonnellate delle importazioni.

Come accennato, finché perdureranno queste condizioni, i prezzi dell’alluminio dovrebbero venir spinti verso il basso, mentre le difficoltà a trovare metallo fisico si dovrebbero attenuare, con il sollievo di molti consumatori.

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