Ormai da quasi un anno, il mondo ha tolto le sanzioni contro l’Iran, grazie al fatto che il paese ha cessato tutte le attività che lo avrebbero portato a sviluppare armi nucleari.
L’accordo, firmato dalle grandi potenze mondiali, è stato visto come una grande vittoria per il mondo. Di certo, significa anche che le aziende internazionali possono finalmente fare affari in Iran, dopo anni di sanzioni contro il governo, le imprese, le installazioni e le persone.
Ma anche dal punto di vista delle imprese iraniane, c’è la possibilità di operare e collaborare con il mondo esterno.
Si sono aperte quindi, numerose opportunità per tutte quelle le imprese che hanno deciso di sfruttarle. Naturalmente, alcuni paesi sono stati più veloci nel muoversi in questa direzione, come nel caso del Regno Unito per esempio, ma anche come sembra stia facendo l’Italia.
Riguardo alle sanzioni che gravavano sull’Iran, c’era anche il congelamento, durante tutto l’ultimo decennio, di 100 miliardi di dollari di beni iraniani. Una cifra considerevole, la cui ritrovata disponibilità ha permesso all’Iran di aumentare le proprie esportazioni di petrolio, oltre che di iniziare un processo di modernizzazione dei principali settori economici del paese. Tra l’altro, è già in cantiere l’acquisto di 114 nuovi aerei passeggeri dalla Airbus.
La revoca delle sanzioni è stato un punto di svolta per l’economia in difficoltà dell’Iran. Finalmente, il paese potrà diventare meno dipendente dalle entrate petrolifere. Inoltre, il Presidente Rouhani sostiene una politica favorevole agli investimenti diretti esteri e alle importazioni non petrolifere.
Come si è visto nel corso di quest’anno, la fine dell’isolamento internazionale dell’Iran ha portato a tutta una serie di effetti locali e globali. Tra la preoccupazione di tutti i paesi vicivi, soprattutto arabi, l’equilibrio geo-politico della regione si è alterato, come si è visto nel corso degli ultimi mesi, dallo Yemen all’Iraq e alla Siria. Secondo i paesi arabi della regione, l’espansionismo sciita iraniano continuerà ad avere un’effetto destabilizzante in tutta l’area.
Ma tornando all’economia, in Iran ci sono grandi attese per una ripresa, anche in considerazione del fatto che il paese è uno dei pochi mercati emergenti che non ha neppure iniziato ad esprimere tutto il suo potenziale economico. La possibilità che investimenti e commerci fioriscano è qualcosa di più di una speranza. Un paese con 80 milioni di abitanti, per lo più giovani (due terzi hanno meno di 35 anni) e molto istruiti, è una miniera d’oro per le imprese alla ricerca di nuovi mercati.
Considerato che l’Iran detiene il 9% delle riserve di petrolio mondiali, l’interesse delle grandi aziende del settore del petrolio e del gas è manifesto. Secondo Moody, l’industria petrolifera iraniana, per potersi ammodernare e sviluppare, ha bisogno di 185 miliardi dollari di investimenti. Ciò significa che le grandi compagnie petrolifere europee e americane hanno la possibilità di finanziare parte dei progetti in questo settore.
Ma l’Iran non è solo petrolio, essendo ricco di minerali come rame, ferro, zinco e piombo, risorse che non possono che attirare l’interesse tangibile dell’industria mineraria occidentale.
Per l’Italia, il secondo partner europeo dell’Iran dopo la Germania, è certamente un’occasione da non perdere. Il nostro paese, che importa petrolio ed esporta macchinari, è da tempo percepito dai funzionari iraniani come uno dei partner più stretti in Occidente. Un primo accordo di rilievo è stato firmato a febbraio di quest’anno dalla Italfer (Ferrovie dello Stato), per progettare linee ad alta velocità tra Teheran, Qom e Isfahan (un’impresa da 5 miliardi di euro). Ma il passo più importante sarebbe quello dell’ENI, se tornasse ad investire in Iran, come spera il governo iraniano.
Vedremo presto se l’economia globale riuscirà e re-integrare l’Iran, forse anche con l’aiuto, non del tutto disinteressato, dell’Italia.