Fallimenti a catena in tutto il mondo. Il coronavirus non fa prigionieri!

Aziende che hanno operato per oltre un secolo e marchi famosi sono stati spazzati via dalla pandemia in corso.

I fallimenti di aziende grandi e piccole si susseguono ad un ritmo mai visto prima, in quasi ogni angolo del globo. Prodotti e servizi entrati nella nostra vita quotidiana sono svaniti. Ma molti di più sono quelli invisibili agli occhi del consumatore, ma basilari per il tessuto economico di interi paesi.

Mentre tutte le imprese lottano per non venire travolte dagli effetti negativi della pandemia, ogni giorno la lista dei fallimenti (e di concordato preventivo) si allunga inesorabilmente. Secondo Euler Hermes, la compagnia di assicurazioni specializzata nel credito, entro la fine del 2021 nel mondo le insolvenze aumenteranno (rispetto al 2019) di percentuali mai registrate prima: +57% in Nord America, +34% in Europa centrale ed orientale, +33% in America Latina, +32% in Europa occidentale e +31% in Asia. Ma le cose potrebbero anche peggiorare se la ripresa economica globale sarà più lunga del previsto.

I fallimenti delle piccole imprese non fanno notizia

In Italia, la maggior parte delle imprese ha dimensioni medio-piccole e quando falliscono non fanno notizia. Quest’anno, secondo il Fondo Monetario Internazionale (FMI), il 20 percento delle aziende italiane sono sull’orlo dell’insolenza.

A queste si aggiungono le grandi imprese abituate a consumare denaro pubblico, come Alitalia e Ilva. Anche se tenute in vita artificialmente, il loro effetto negativo sull’economia del paese è drasticamente peggiorato con il COVID-19.

Esiste però anche una grande e famosa azienda in bancarotta, con insolvenze che si propagheranno tra tutti i fornitori. Si tratta della Brooks Brothers, di proprietà di Claudio Del Vecchio (Luxottica). La Brooks Brothers si occupava di sartoria di fascia alta, tanto che ha vestito 41 dei 45 presidenti degli Stati Uniti.

Finiscono in bancarotta imprese in vita da oltre 200 anni

Se poi guardiamo al contesto globale, l’elenco delle aziende in fallimento o sull’orlo del fallimento risulta emotivamente di grande impatto visto che si tratta di grandi società e di marchi famosi. Negli Stati Uniti e in Canada, per esempio, troviamo nomi come JC Penney, Neiman Marcus, J. Crew, Ann Taylor, Lucky Brand, Men’s Wearhouse, JoS, Lord & Taylor (il più antico grande magazzino statunitense), NPC International (la società madre di Wendy’s e Pizza Hut), DavidsTea e Aldo Group.

Ma anche centri benessere come Gold Gym’s e 24 Hour Fitness o aziende del settore energetico come Whiting Petroleum o aziende conosciute in tutto il mondo come Hertz (noleggio auto) e Remington (venditore di armi da 204 anni).

Per non parlare delle compagnie aeree di tutto il mondo, le più colpite dalla pandemia, per le quali i fallimenti sono all’ordine del giorno. Soltanto per citarne alcune meno conosciute, ecco un sintetico ma provvisorio elenco: Latam Airlines (Cile), Avianca (Colombia), Thai Airways e Nok Airlines (Thailandia), Virgin Australia, Air Deccan ( India), Blue Air (Romania), Air Mauritius, SunExpress Deutschland (di Lufthansa e Turkish Airlines), Level Europe (Austria), BRA Braathens Regional Airlines (Svezia), Flybe e Virgin Atlantic (Regno Unito).

Purtroppo, il bilancio di questo disastro economico non è definitivo. Esistono infatti molte aziende in difficoltà che hanno ricevuto prestiti e, probabilmente, stanno solo ritardando l’inevitabile.

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