In Europa manca zinco, mentre prezzi e premi toccano livelli record

La crisi energetica sta cambiando strutturalmente il mercato dello zinco. I prezzi e i premi volano alle stelle mentre le fonderie europee sono costrette a produrre sempre di meno.

Non fa più notizia che qualche materia prima abbia raggiunto nuovi record. Lo zinco, per esempio, ha registrato un nuovo massimo storico a 4.896 dollari per tonnellata all’inizio di questo mese. Secondo Reuters, il record precedente di 4.580 dollari risaliva al 2006.

Anche se si è trattato di un picco durato poche ore, probabilmente una reazione tecnica mentre il London Metal Exchange (LME) era travolto dall’esplosione del nichel, le quotazioni dello zinco si sono comunque stabilizzate al di sopra dei 4.000 dollari (oggi, 28 marzo, il cash vale 4.064 dollari).

Prezzi alti e premi altissimi

D’altronde, le crescenti tensioni nella catena di approvvigionamento e l’aumento dei prezzi dell’energia non potevano non colpire anche lo zinco. È vero che la guerra tra Russia e Ucraina non impatta direttamente sulla forniture di zinco visto che le esportazioni russe sono minime, tuttavia le fonderie europee si trovano in grandi difficoltà per gli alti costi energetici.

Le conseguenze sono ben visibili ai consumatori europei che stanno pagando premi record per la consegna di metallo fisico. Prezzi alti e premi altissimi sono un segno della scarsità di metallo in Europa, che sta però contagiando anche il Nord America.

Va segnalato che, come riporta Reuters, lo smelter Nyrstar di Auby (Francia), è tornato alla produzione parziale dopo aver chiuso per i costi energetici insostenibili. Ma i 3 smelter europei di Nyrstar continueranno a produrre a singhiozzo, con tagli alla produzione totale fino al 50%. Anche lo stabilimento a Portovesme di Glencore (100.000 tonnellate all’anno) è in manutenzione a seguito della crisi energetica.

Ma veniamo a qualche cifra che meglio fotografa quanto il mercato sia sotto pressione. I premi per zinco HG ad Anversa sono arrivati a 450 dollari per tonnellata quando, soltanto lo scorso ottobre, erano di 170 dollari. I premi in Italia, secondo Fastmarkets, sono arrivati a oltre 462 dollari (a ottobre erano di circa 215 dollari).

Scorte basse in Europa, alte in Asia

La situazione è quanto meno grave considerando che i magazzini LME in Europa hanno soltanto 500 tonnellate di zinco, tutte nel porto spagnolo di Bilbao. Attualmente, circa l’80% del metallo LME si trova in Asia, soprattutto a Singapore (81.950 tonnellate). Inoltre, le scorte dello Shanghai Futures Exchange (SHFE) sono abbondanti (177.826 tonnellate).

La carenza di offerta sta colpendo soltanto l’Europa e, probabilmente, assisteremo ad una redistribuzione mondiale del metallo da est a ovest. Questo non significa che non avremo più problemi. Infatti, gli spaventosamente alti prezzi dell’energia, destinati a durare, mettono in dubbio la possibilità di produrre zinco per gli impianti europei, nel breve e nel lungo termine. L’Europa rappresenta circa il 16% della produzione di zinco raffinato a livello globale e la chiusura degli impianti europei sarebbe un duro colpo per l’intero mercato.

Tutto questo per dire che la ridistribuzione delle scorte di zinco dall’Asia all’Europa sarà di aiuto per raffreddare i prezzi a breve termine ma, guardando più lontano nel tempo, è bene essere consapevoli che il mercato dello zinco è strutturalmente cambiato e non tornerà quello di prima.

Volenti o nolenti, consumatori e produttori non potranno far altro che accettarlo.

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