Fonderie di zinco europee alle corde per i costi energetici troppo elevati

Tra le produzioni più energivore c’è quella dello zinco. Con i costi europei dell’energia a livelli troppo alti, gli impianti produttivi sono in crisi nera.

Non c’è pace per le fonderie di zinco in Europa. La volatilità dei costi energetici sta rendendo sempre più dura la lotta per sopravvivere.

Le fonderie di zinco hanno costi dell’elettricità che sono percentualmente maggiori rispetto a quelli delle fonderie di rame o di nichel. Una situazione che sta spingendo i prezzi del metallo verso l’alto.

Aspettando che i prezzi scendano

Quando poi qualcuno solleva la questione delle energie rinnovabili, la fa non sapendo bene di cosa parla. Infatti, allo stato attuale, la disponibilità di energia rinnovabile per la fusione e la produzione di zinco è così limitata da non poter essere considerata un’opzione percorribile. Purtroppo, esiste una sola opzione nel breve termine e cioè aspettare che il prezzo dell’energia si inverta.

Gli elevati costi energetici in Europa arrivano dal 2021, quando i volumi di stoccaggio del gas sono scesi a livelli molto bassi anche per un’insufficiente produzione di energia eolica durante i mesi estivi. Inoltre, le tensioni tra l’Occidente e la Russia, che fornisce circa il 35% del fabbisogno di gas dell’Europa, hanno provocato un rallentamento delle forniture di gas.

Come noto, la Russia ha ammassato forze armate ai confini orientali e al nord dell‘Ucraina, suscitando timori di un’invasione nel paese. Il principale punto di contesa è la richiesta del presidente russo Vladimir Putin di una garanzia dall’Occidente che né l’Ucraina né la Georgia aderiranno mai alla NATO.

Da 16,71 euro a megawattora a 80,77 euro

Il prezzo del gas naturale olandese TTF ha raggiunto 80,77 euro per megawattora (14 febbraio), un livello inferiore ai 93,55 euro del 21 gennaio. Tuttavia, si tratta di una cifra molte volte superiore ai 16,71 euro del ​​febbraio 2021.

Ritornando allo zinco, gli analisti prevedono un deficit di 320.000 tonnellate nel 2022, molto peggiore di quello previsto a dicembre di 180.000 tonnellate. Perciò, i prezzi dello zinco potrebbero rimanere relativamente alti nel medio termine.

Le fonderie hanno chiuso o sono entrate in manutenzione

Trafigura ha annunciato ad ottobre l’intenzione di dimezzare la produzione della fonderia francese di zinco Nyrstar, con una capacità di 170.000 tonnellate all’anno di zinco raffinato, oltre che dei siti di Budel e Balen, rispettivamente nei Paesi Bassi e in Belgio. Anche Glencore ha deciso a dicembre di mettere in manutenzione i suoi impianti di Portovesme, in Sardegna (100.000 tonnellate all’anno di zinco).

Caso a parte è invece quello del produttore svedese di zinco Boliden, che ha continuato ad operare senza alcun problema, nonostante i costi energetici elevati. La ricetta vincente sembra essere una fornitura energetica stabile e costante, grazie ad un mix energetico equilibrato dal momento che la Svezia fa affidamento sull’idroelettrico, sull’eolico e sul nucleare.

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