Il Baltic Dry Index (BDI), nonostante una leggera ripresa durante la scorsa settimana a 1.300 punti, sta mostrando di essere alle corde. È sempre più chiaro che la domanda globale di trasporti marittimi di merci è debole.
Il 22 novembre scorso il BDI ha toccato il livello di 1.150, ben al di sotto dei 2.000 punti di inizio ottobre (ma al suo picco post-pandemia, all’inizio di ottobre 2021, aveva addirittura superato i 5.500 punti).
Il COVID in Cina fa ancora molta paura
Questo indice, che tiene conto delle tariffe per le navi da trasporto merci (capesize, panamax e supramax) ed è quotato a Londra al Baltic Exchange, è sprofondato sui rinnovati timori innescati dall’aumento dei casi di COVID-19 in Cina.
Naturalmente, l’aumento dei casi di COVID nel principale paese produttore di acciaio del mondo, oltre che il principale consumatore di minerale di ferro, ha alimentato crescenti preoccupazioni sulla domanda di merci via mare.
I prezzi si risolleveranno solo quando i fondamentali del mercato miglioreranno
Prendiamo il caso dei capesize, navi da carico che in genere trasportano carichi da 150.000 tonnellate di carbone o di minerale di ferro. Secondo Reuters, i loro guadagni giornalieri medi sono diminuiti di 306 dollari, raggiungendo i 9.057 dollari. Un calo che, a detta del broker marittimo Allied, è destinato molto probabilmente a durare visto che dovranno cambiare i fondamentali del mercato prima che si possano risollevare i prezzi del settore.
Anche i guadagni giornalieri medi delle navi panamax, che di solito trasportano carichi di carbone o di grano da circa 60.000 tonnellate a 70.000 tonnellate, sono diminuiti di 474 dollari arrivando a 13.463 dollari.
Nella storia del Baltic Dry Index si è registrato un massimo di 11.793 punti (20 maggio 2008) e un minimo di 290 punti (10 febbraio 2016).
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