Il dilemma della Cina, tra crescita e inquinamento

Il paese è alle prese con la crescita del PIL che, fino ad ora, ha portato anche all’aumento dell’inquinamento atmosferico.

L’attenzione del governo cinese verso il grave problema dell’inquinamento dell’aria, ha portato ad un giro di vite per molte industrie inquinanti.

Centrali elettriche a carbone intorno a Pechino e ad altre grandi città sono state chiuse, così come alcuni impianti per la produzione di acciaio e, recentemente, anche di alluminio.

Questi tagli alla capacità produttiva arrivano in un momento in cui l’economia del paese sta andando abbastanza bene. I dati ufficiali rilasciati la scorsa settimana mostrano una crescita del 6,9% rispetto al trimestre dello scorso anno, meglio di quanto previsto. Inoltre, la produzione industriale ha battuto di gran lunga le previsioni, con una crescita del 7,6% in marzo rispetto al 6,3% nei primi due mesi dell’anno.

In tale contesto, il governo cinese sta procedendo a tagli selettivi delle fonti inquinanti. Per esempio, in questo momento in cui la Cina non è a corto di alluminio, arriva l’arresto di tre nuovi progetti con una capacità di 2 milioni di tonnellate di alluminio nello Xinjiang, per violazioni normative, con il conseguente aumento dei prezzi del metallo sul mercato internazionale.

Il livello delle particelle PM2.5 a Pechino è aumentato di circa il 27% tra gennaio e marzo

L’aumento dei livelli di inquinamento intorno a Pechino, Guangzhou e in altre parti del paese ha messo sotto pressione il governo per accelerare gli sforzi per ridurre la produzione delle fonti più inquinanti. Secondo il Ministero della Protezione Ambientale, il livello delle particelle PM2.5 a Pechino è aumentato di circa il 27% tra gennaio e marzo, rispetto allo stesso periodo del 2016.

Per quanto riguarda il mercato dei metalli, qualcuno aveva sperato che il calo del ferro e dei prezzi dell’acciaio nel corso del primo trimestre dell’anno, fossero causati da una caduta della domanda in Cina.

In realtà, è assai più probabile, che la discesa dei prezzi siano una presa di beneficio da parte degli speculatori. Inoltre, le acciaierie hanno continuato a produrre a pieno ritmo, provocando la discesa dei prezzi siderurgici.

Adesso, gli speculatori si sono spostati soprattutto sull’alluminio, avendo fiutato che le proposte del governo cinese di tagliare capacità produttiva per combattere l’inquinamento porteranno in alto i prezzi. Nel frattempo, le fonderie cinesi producono a tutto spiano prima che i tagli alla produzione imposti dal governo prendano piede. Non a caso i livelli di smog sono in aumento.

Una situazione davvero instabile che, a detta di molti, porterà i prezzi a riprendere la loro corsa verso l’alto prima della fine dell’anno.

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