Il Brent è precipitato a quasi 50 dollari al barile, mentre il WTI al di sotto dei 47 dollari. Attualmente (27 febbraio), il primo quota 51,52 dollari e il secondo 46,39 dollari.
Qualche giorno fa Donald Trump ha tenuto una conferenza stampa per alleviare i timori, minimizzando la minaccia del coronavirus in un momento in cui si sta rapidamente diffondendo.
Purtroppo, dopo la conferenza, le preoccupazioni sono cresciute. Infatti, il fatto che gli Stati Uniti stanzino soldi (2,5 miliardi di dollari) per combattere il nuovo virus è un’indicazione che il contagio sta diventando sempre più difficile da contenere.
Bagno di sangue per i titoli azionari energetici
Tornando al petrolio, diversi giorni di prezzi in discesa del greggio hanno provocato a un bagno di sangue per i titoli azionari energetici. Il più importante indice energetico delle borse mondiali, lo SPDR S&P Oil & Gas Exploration & Production Index, è sceso di circa il 5%, segnando un altro minimo storico di oltre un decennio.
Certamente, come noto a tutti quelli che seguono il settore energetico, il settore del petrolio e del gas di scisto negli Stati Uniti era già sotto stress finanziario prima dell’inizio della pandemia. Il coronavirus sta solo aumentando la pressione.
Vedremo il petrolio a 30 dollari?
E la pressione aumenta anche per l’OPEC che, sotto la spinta della recessione, dovrebbe decidere di fare qualcosa. Nel frattempo, l’Arabia Saudita ridurrà le esportazioni di petrolio verso la Cina di circa 500.000 barili al giorno.
Secondo gli analisti, se l’OPEC non interverrà il mercato diventerà vulnerabile a una oscillazione a breve termine sotto i 30 dollari al barile. Anche perché il petrolio è diventata la scelta speculativa in risposta al coronavirus.
Il prossimo vertice dell’OPEC del 5 e 6 marzo a Vienna sarà davvero molto impegnativo. Sempre che i delegati dei paesi membri possano incontrarsi di persona nel cuore di un’Europa dove il coronavirus sta arrivando ovunque.
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