La crisi energetica morde e costringe a tagliare la produzioni di metalli

L’aumento vertiginoso dei costi energetici in Europa costringe alcuni importanti produttori di metalli a tagliare la produzione.

Il limite è stato superato. Per alcuni produttori di metalli, i costi energetici e le tasse sulle emissioni di CO2 si sono rivelati troppo alti per continuare a produrre. D’altronde, i costi energetici che sono quadruplicati non sono certo uno scherzo.

Così Nyrstar, l’enorme produttore di zinco con sede in Belgio, ha aperto le danze ed ha annunciato tagli alla produzione. Nel frattempo, possiamo solo attenderci le altre fonderie che seguiranno…

Un gigante europeo dei metalli costretto a dimezzare la produzione

Secondo Reuters, Nyrstar ridurrà la produzione fino al 50% dal 13 ottobre nelle sue tre fonderie: Budel nei Paesi Bassi, Balen in Belgio e Auby in Francia. Gli utenti energivori come il gruppo belga operano con un costo energetico variabile a seconda dell’ora del giorno. Pertanto, è probabile che i tagli riguarderanno le ore di punta per ridurre i costi.

La fonderia di zinco completamente elettrificata di Nyrstar a Budel-Dorplein ha una capacità produttiva annua di circa 300.000 tonnellate, che corrisponde a circa il 2% delle forniture globali di metallo. Infatti, è una delle più grandi fonderie d’Europa. Ma anche la fonderia di Balen non scherza, dal momento che produce circa 200.000 tonnellate di zinco all’anno e altre 200.000 tonnellate di lega di zinco all’anno. Infine, la fonderia di Auby ha una capacità produttiva annua di circa 172.000 tonnellate. In altre parole si tratta di quantità che hanno un impatto enorme sull’offerta europea di metalli.

Ovviamente, quando la notizia è stata annunciata i prezzi dello zinco sono aumentati.

Anche se i consumatori privatori se ne sono accorti da poco (ma qualcuno deve ancora accorgersene), i prezzi dell’energia sono aumentati tutto l’anno. Tuttavia, la situazione è diventata critica in estate, quando i prezzi del gas naturale e del carbone sono aumentati notevolmente.

La carenza di gas in Europa ha spinto i produttori di energia elettrica a passare al carbone, proprio mentre i prezzi globali del carbone stavano crescendo per le carenze energetiche in Cina e in India. Questi due paesi, i maggiori consumatori di carbone termico del mondo, hanno aumentato enormemente le loro importazioni per accaparrarsi quanto più materiale possibile.

In Italia non ci si rende ancora conto di quanto sia grave il problema

Le acciaierie stanno imponendo aumenti per la lievitazione dell’energia (50 euro a tonnellata per i lunghi), mentre crescono anche i costi di trasporto dentro l’Europa. Dovremo aspettarci altri tagli alla produzione e sempre maggiori difficoltà sul mercato dei metalli. Ma, quel che è peggio, è che la situazione è destinata a perdurare a lungo, probabilmente almeno fino alla prossima estate.

Quello che si appresta a cominciare è un inverno davvero difficile per l’Italia e per l’Europa intera. E presto se ne accorgeranno anche i consumatori italiani. Quei consumatori per i quali sembra esistere soltanto il problema del green pass per poter entrare nei ristoranti o nelle discoteche, senza che si rendano conto che questa crisi energetica potrebbe costringerli a rinunce molto, ma molto, più drammatiche.

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