Crescono le preoccupazioni per le miniere in Burkina Faso

In un paese il cui tasso di disoccupazione è del 77%, paralizzare un settore importante come quello minerario, può avere conseguenze drammatiche. Purtroppo è quello che sta avvenendo in Burkina Faso, a causa dell’avvicendamento del nuovo governo e dei nuovi equilibri politici che si stanno creando.

Il Burkina Faso, uno dei paesi più poveri del mondo, sta attraversando un periodo di profonda incertezza e di diffuse preoccupazioni per quanto riguarda tutta la sua industria mineraria e, di conseguenza, per tutti i suoi lavoratori.

Dopo le violente proteste dello scorso autunno, che hanno portato alla caduta del presidente Blaise Compaoré, il potere è stato assunto da un presidente di transizione: Michel Kafando.

Il nuovo governo, che ha deciso di rivedere tutti i contratti minerari firmati dal precedente esecutivo, ha recentemente annunciato che il Ministro delle Miniere presenterà per la discussione in parlamento un codice minerario interamente rivisto, provocando enormi preoccupazioni alle aziende minerarie che hanno investito ingenti capitali negli anni scorsi.

A questo proposito, il governo ha intimato la Pan African Minerals, una filiale di Timis Mining, di sospendere la produzione nella miniera di Tambao, uno dei più grandi giacimenti di manganese al mondo. Il progetto della miniera, costato circa un miliardo di dollari, aveva ottenuto l’approvazione nel 2014. Anche se la licenza del progetto non sembra sia stata revocata, l’azienda si è detta seriamente preoccupata.

La miniera di manganese di Tambao contiene più di 100 milioni di tonnellate di manganese

La Pan African Minerals aveva stipulato accordi con l’ex-presidente del Burkina Faso per aiutare a finanziare lo sviluppo di un progetto ferroviario che collegherà sette paesi dell’Africa occidentale. La società aveva firmato un memorandum di accordo per lo sviluppo del progetto ferroviario da 895 milioni di dollari, accettando di contribuire per ben 360 milioni di dollari, equivalenti alla costruzione di un tratto di 300 chilometri di ferrovia.

La nuova ferrovia, velocizzando i trasporti di merce, porterebbe alla riduzione dei prezzi dei beni di consumo per i paesi che non hanno sbocco sul mare, come il Niger e il Burkina Faso. Tutte valide ragioni per non interrompere lo sviluppo di un’opera così importante per il paese.

Negli scorsi anni il Burkina Faso considerava lo sviluppo delle miniere di manganese una priorità per la nazione, con l’obbiettivo di diversificare l’economia e sganciarla dalla sua dipendenza dall’oro e dal cotone.

La miniera di manganese di Tambao contiene, secondo le stime, più di 100 milioni di tonnellate di manganese e una fermata della produzione per lungo tempo potrebbe costituire un serio problema per il mercato del manganese, ma soprattutto per l’economia del paese.

Naturalmente, le decisioni del nuovo governo del Burkina Faso hanno avuto la conseguenza di generare una comprensibile riluttanza nello sviluppare nuovi progetti minerari nel paese.

L’imprevedibilità della situazione e l’incertezza dei tempi per le decisioni del nuovo governo, potrebbero costituire una mina per l’economia della nazione, che si troverebbe con un progetto di infrastruttura ferroviaria strategico per il paese ed una miniera di manganese tra le più grandi del mondo, paralizzati dalla politica. Purtroppo, in Africa, non sarebbe certo la prima volta…

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