Continuano a chiudere le acciaierie in Europa. Ma altre seguiranno

ArcelorMittal chiuderà un altoforno tedesco mentre i prezzi del gas salgono. Nel frattempo, gli stabilimenti di acciaio inossidabile stanno chiudendo in tutta Europa.

La siderurgia in Europa è stavolta dalla crisi energetica. Con un aumento di dieci volte dei prezzi di gas ed elettricità, che i produttori di acciaio hanno dovuto digerire in pochi mesi, le aziende europee non sono più competitive e l’unica strada possibile è quella della chiusura.

Alla fine della scorsa settimana, ArcelorMittal, il secondo produttore di acciaio al mondo, ha annunciato che spegnerà a fine mese uno dei due altiforni nelle sue acciaierie di Brema (Germania) a causa dell’impennata del costo del gas e per le pessime prospettive economiche. Inoltre, chiuderà anche l’impianto di riduzione diretta dell’acciaieria di Amburgo.

In Germania alla crisi energetica si è aggiunta anche una nuova tassa sul gas che graverà su famiglie e imprese da ottobre. Secondo l’associazione VDMA, per i produttori di acciaio si tradurrà in un costo ulteriore di 500 milioni di euro all’anno.

Necrologi più recenti per l’acciao inox

All’inizio di agosto, Aperam ha chiuso il suo impianto di acciaio inossidabile di Genk, in Belgio. Subito dopo, ha ridotto anche la produzione nell’impianto di Chatelet, sempre in Belgio. Più di recente, la società spagnola Acrinox ha annunciato il taglio della produzione e il collocamento di circa l’85% dei suoi dipendenti a orario ridotto.

In condizioni di mercato tanto incerte, molti acquirenti europei stanno facendo scorta di acciaio inossidabile in previsione di un imminente aumento dei prezzi. D’altronde, se l’offerta diminuisce i prezzi risaliranno. Tuttavia, in un periodo dove sia la domanda che l’offerta sono in crisi, tutto può succedere tenendo conto che sul prezzo giocheranno un ruolo importante le importazioni di metallo dalla Cina. Inoltre, gli operatori dovrebbero tenere bene in mente che più il mercato si restringe e più verranno amplificate le tensioni sui prezzi, sia al ribasso che al rialzo.

In ogni caso, gli effetti catastrofici della crisi energetica in cui l’Europa si è volontariamente messa devono ancora arrivare. Soltanto nel settore dell’acciaio inossidabile sono a rischio circa tre milioni di tonnellate della capacità produttiva europea.

La grande fuga dei produttori di acciaio dall’Europa?

Adesso, tutti gli occhi sono puntati sugli altri grandi produttori europei di acciaio che, in questa situazione, possono ottenere un vantaggio soltanto dal chiudere tutto e scappare dall’Europa.

I nostri nipoti leggeranno sui libri di storia quello che stiamo vivendo in questi mesi. Potranno così capire come e perché una classe politica inadatta e impreparata sia in grado di distrugge in poco tempo un tessuto industriale che ha richiesto più di mezzo secolo per svilupparsi e generare benessere.

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