Come capire qualcosa nell’intricata questione ex-Ilva di Taranto?

Non è per nulla semplice comprendere cosa stia accadendo nell’ex-Ilva di Taranto. Ecco l’intera questione riassunta in poche parole…

Nella sempre più ingarbugliata faccenda dell’ex-Ilva di Taranto (oggi Acciaierie d’Italia) i problemi politici si sono aggrovigliati con quelli tecnici, ambientali e gestionali.

Il risultato è che i sindacati sono sul piede di guerra e denunciano gravi criticità: alcune prescrizioni ambientali che scadranno a breve, mancanza di programmazione delle manutenzioni ordinarie e straordinarie e l’aumento inspiegabile dei lavoratori collocati in cassa integrazione. Sembra evidente che ArcelorMittal non voglia investire sul futuro della fabbrica.

Litigano per un miliardo di euro del PNRR

La multinazionale controlla il 62% per cento di Acciaierie d’Italia, mentre l’altro 32% è in mani pubbliche (Invitalia). Tra la parte pubblica e quella privata si è scatenato uno scontro sul miliardo di euro del PNRR per costruire l’impianto di ferro a riduzione diretta (preridotto), il semiprodotto che dovrà servire per i futuri forni elettrici della fabbrica, per ridurre le emissioni e per decarbonizzare la produzione.

La parte pubblica (tramite Dri d’Italia, che fa parte di Invitalia) sta procedendo per realizzare il progetto con l’obbiettivo di far entrare in funzione l’impianto nel 2026, con una produzione di circa 2 milioni di tonnellate all’anno di preridotto. Nel frattempo, anche la parte privata sta lavorando con Dri d’Italia per un secondo impianto di preridotto.

Lo Stato entrerà nella maggioranza di Acciaierie d’Italia prima del previsto

Su tutto questo, privato e pubblico stanno litigando senza mezze misure. Litigano per il metodo da seguire nell’implementazione del progetto e per le questioni tecniche (ma sostanziali) sulle gare d’appalto. Secondo Lucia Morselli, Amministratore Delegato di Acciaierie d’Italia e persona di fiducia di ArcelorMittal, la realizzazione dell’impianto dovrebbe essere affidata alla parte privata, in quanto l’unica con le capacità tecniche ed operative, oltre che quella con la responsabilità gestionale dello stabilimento in cui l’impianto dovrà essere installato.

Di fatto, gli scontri tra pubblico e privato nell’ex-Ilva non sono mai mancati negli scorsi anni e quest’ultimo è solo la conferma di una difficile convivenza che, probabilmente, porterà ad accelerare il passaggio dello Stato italiano nella maggioranza di Acciaierie d’Italia. Si tratta di un’operazione che era stata prevista entro maggio 2024, ma che potrebbe avvenire entro la fine di quest’anno.

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