Quando si parla di Cambogia, le prime cose che vengono in mente sono i Khmer Rossi e Pol Pot. Due nomi che, anche in occidente, nonostante la distanza culturale e geografica, fanno correre i brividi lungo la schiena per gli orrori e gli stermini di massa che hanno significato durante il secolo scorso.
Per fortuna, la Cambogia di oggi è assai lontana dal paese che fino agli anni ’90 fu insanguinato da 30 anni di guerra civile e la sua economia sembra avviata verso promettenti sviluppi.
A luglio di quest’anno, la Banca Mondiale ha ufficialmente rivisto lo status dell’economia cambogiana, promuovendola a economia a reddito medio-basso in base al cosiddetto reddito stimato nazionale lordo (RNL) pro-capite. I paesi a reddito medio-basso sono quelli tra i 1.026 e i 4.035 dollari pro capite per anno e comprendono, tra gli altri, anche India, Vietnam e Filippine. Questa riclassificazione della Cambogia porterà a incentivare gli aiuti esteri nei prossimi anni.
Per gli economisti non è certo una sorpresa visto che il paese ha vinto spesso il titolo delle Olimpiadi della Crescita, grazie a tassi di crescita a doppia cifra tra gli anni 1998 e 2015 (2009 e 2010 esclusi, a causa della crisi finanziaria mondiale).
È la sesta economia a più rapida crescita del mondo e ha impressionato molti economisti per il fatto che lo sviluppo si è protratto per oltre 20 anni. Una crescita guidata principalmente dal commercio e da un mercato del lavoro che attrae molte industrie, soprattutto nel settore tessile e dell’abbigliamento. Un turismo in forte espansione e una crescita di tutto il settore immobiliare, completano il quadro di un’economia dinamica e promettente, nonostante la mancanza di risorse naturali come il petrolio.
E l’inflazione? Al di sotto del 5%. Inoltre, il tasso di povertà è sceso dal 53% del 2004 al 16% nel 2013 e il PIL pro-capite è in costante aumento. Se verranno raggiunti gli obbiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, la Cambogia entrerà nel club dei paesi sviluppati entro il 2050.
Tutto rose e fiori nel futuro del paese? In realtà, non è proprio così, dal momento che la strada da fare è ancora lunga. Perché possa diventare un paese sviluppato, la Cambogia dovrà diversificare la propria economia e sganciarsi dagli aiuti economici della comunità internazionale di cui, fino ad oggi, ha beneficiato in modo sostanzioso. Tra il 1992 e il 2011 ha ricevuto più di 12.000 miliardi di dollari a supporto dell’agricoltura, dell’ambiente, dell’istruzione, della sanità, dell’energia e dei trasporti.
La nuova promozione a economia a reddito medio-basso comporterà una graduale perdita di privilegi commerciali, tra i quali l’inclusione nei programmi dell’Unione Europea e degli Stati Uniti che garantiscono ai paesi meno sviluppati l’accesso ai propri mercati senza dazi doganali da pagare. I privilegi commerciali hanno permesso alle industrie chiave della Cambogia, agricoltura e abbigliamento, di sviluppasi in tutti questi anni.
Le recenti riforme volte ad aumentare la competitività e la concorrenza, insieme ad una politica di sviluppo industriale, sono stati passi nella giusta direzione ma, per il governo cambogiano, rimane ancora tanto lavoro per mettere mano a riforme di vasta portata che coinvolgano tutta la popolazione nel processo di crescita economica.
Ma tutto sembrerebbe lasciare intendere che la Cambogia stia cambiando per sempre.