Batosta per ferro e acciaio: i prezzi scendono

I prezzi di ferro e acciaio sul mercato cinese hanno accusato una brusca frenata, non del tutto inaspettata e come molti prevedevano da mesi.

La crescita costante dell’offerta di acciaio e ferro e la flebile domanda, hanno schiacciato verso il basso i prezzi dei metalli siderurgici.

Questa la sintesi dell’analisi contenuta in un recente articolo apparso sul Financial Times.

La discesa dei prezzi di ferro e acciaio era stata prevista, per esempio, dal Department of Industry Innovation and Science australiano che, nel suo ultimo rapporto trimestrale, parlava di prezzi in caduta a 65 dollari a tonnellata per il minerale di ferro nel corso di quest’anno e a 51 dollari per l’anno prossimo.

Non appena la domanda è tornata a livelli più normali, la reazione dei prezzi verso il basso non si è fatta attendere

Numerosi osservatori avevano evidenziato nel corso degli ultimi mesi, che i prezzi sarebbero scesi vista la crescente offerta, sorprendentemente assorbita fino ad ora da una domanda più robusta delle attese. Ma, non appena la domanda è tornata a livelli più normali, la reazione dei prezzi verso il basso non si è fatta attendere.

Per il momento, la discesa è del 7% per il minerale di ferro (Dalian Commodities Exchange) e del 5% per il tondo in acciaio (Shanghai Futures Exchange). Anche il carbone ha accusato una perdita tra il 4 e il 5%. Il sentimento del mercato si sta rapidamente deteriorando e il brusco e improvviso calo dei prezzi in Cina è stato probabilmente innescato dagli stessi speculatori che fino a poco tempo fa scommettevano al rialzo.

Nel futuro, l’aumento delle misure protezionistiche in tutto il mondo dovrebbe ostacolare la capacità dei produttori siderurgici cinesi di mantenere i livelli di produzione attuali, che trovavano uno sbocco sui mercati esteri. Per esempio, recentemente, la Commissione Europea ha alzato i dazi antidumping sulle importazioni di alcuni prodotti siderurgici cinesi, non coinvolgendo invece paesi come il Brasile, l’Iran, la Russia, la Serbia e l’Ucraina.

La chiusura ordinata dal governo cinese di alcuni impianti produttivi non sembra proprio sufficiente, almeno per quest’anno, a contenere l’eccessiva offerta sul mercato.

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