La debole domanda nel settore siderurgico sta comprimendo i margini dei produttori e, in alcuni casi, i prezzi di vendita sono caduti al di sotto del punto di pareggio. Perciò, molti produttori di acciaio stanno tagliando la produzione, anche se nessuno lo vuole ammettere ufficialmente.
Il fenomeno investe sia l’Europa che la Turchia, dove molti acquirenti hanno fatto scorta subito dopo lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina, spaventati per l’impatto che avrebbe potuto avere sull’offerta di metallo. Probabilmente, si è trattato di una reazione eccessiva che ha provocato giacenze elevate e prezzi di carico alti che, ad oggi, non trovano riscontro nelle vendite. Infatti, i prezzi di mercato sono ormai inferiori a quelli a cui molti acquirenti hanno riempito i propri magazzini.
Magazzini pieni e consumi in rallentamento
Proprio questa situazione, che si aggiunge al rallentamento dei consumi, sta provocando il fermo o la riduzione della produzione di acciaio.
Per esempio, secondo Argus Media, in Turchia i rilaminatoi interromperanno la produzione per una settimana a luglio durante i giorni festivi, mentre le manutenzioni estive dureranno più tempo del consueto. Ma anche in Europa la produzione va verso una riduzione. Qualcuno, grazie ai profitti del 2021 e del primo trimestre di quest’anno, potrebbe aspettare il calo dei prezzi prima di decidere una riduzione, nella speranza che il mercato si riprenda in autunno.
Ma a settembre gli acquirenti dovranno tornare sul mercato
In effetti, dopo mesi di stop, a settembre gli acquirenti dovranno tornare a comprare e ciò potrebbe generare un cambiamento negli umori del mercato.
Quindi, mentre a luglio-agosto i prezzi continueranno probabilmente a scendere, dopo l’estate ci sono buone ragioni per ipotizzare una ripresa dei prezzi, soprattutto se dovesse esserci un miglioramento della domanda in Asia o, addirittura, uno sviluppo positivo del conflitto in Ucraina.
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