Se l’Italia cade, l’Europa la segue

Il sistema bancario italiano è ancora fonte di grosse preoccupazioni in tutto il mondo. Se dovesse andare in crisi, trascinerebbe con sé il resto d’Europa con conseguenze imprevedibili per il sistema finanziario mondiale.

Che Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’economia, pensi che l’euro sia un disastro non è una novità.

Così come non è difficile capire che cosa intenda con la parola disastro. La Grecia sta annegando in una delle più grandi crisi del debito della storia. Le banche in Italia stanno sfiorando il collasso. E la Germania sta soffrendo la pressione dei tassi di interesse negativi.

Se anche una sola di queste pedine del domino cade, l’Europa potrebbe precipitare. Forse gli inglesi, con la Brexit, avevano buone ragioni per prendere le distanze dal Vecchio Continente e, comunque, hanno gettato benzina sul fuoco.

Non è avventato credere che, se le banche europee si dovessero sbriciolare, ci sarà uno tsunami finanziario globale.

Se le banche europee si dovessero sbriciolare, ci sarà uno tsunami finanziario globale

Se ci concentriamo dove, in questo momento, la situazione è più critica e preoccupante, l’Italia, troviamo terrificanti analogie con gli Stati Uniti poco prima della crisi finanziaria del 2008.

Le banche italiane sono sedute su 360 miliardi di euro di crediti inesigibili, una cifra grosso modo equivalente ad un quinto del PIL del paese. A sentire quello che dicono le banche, questa enorme massa di crediti vale tra il 45 e il 50% del valore originale ma, in realtà, secondo Steve Eisman, l’uomo che ha predetto il crollo bancario statunitense, è più vicina al 20%. Se le banche italiane riconoscessero il vero valore di questi crediti, potrebbero andare in default dalla sera alla mattina.

Le banche statunitensi, prima del crollo finanziario, avevano fatto la stessa cosa. Avevano confezionato tutti i crediti inesigibili, che chiamavano prestiti-spazzatura, e li avevano venduti come obbligazioni AAA in tutto il mondo, assegnando loro valori gonfiati. Tutti sanno come è andata a finire…

Purtroppo, il problema bancario non si esaurisce con l’Italia.

La Germania è la più grande economia europea e la Deutsche Bank (DB) è la sua più grande banca. Secondo il Fondo Monetario Internazionale (FMI), la banca tedesca è il tassello più importante del rischio sistemico. In altre parole, qualsiasi cosa accada alla Deutsche Bank può avere un effetto a catena in tutto il mondo.

La banca è già instabile e i tassi di interesse negativi stanno progressivamente erodendo le sue entrate. Inoltre, pende sulla sua testa una multa da 14 miliardi di dollari imposta dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti. Una multa che rischia di mettere in ginocchio la banca che, paradossalmente, se dovesse crollare, avrebbe un effetto immediato anche sulle istituzioni degli Stati Uniti, dal momento che è intimamente intrecciata nell’economia americana.

Scenari troppo catastrofici? Una visione della realtà spiacevolmente pessimista? Speriamo che quanto detto siano soltanto considerazioni scaramantiche per esorcizzare un problema che non si riesce ad affrontare per le sue enormi dimensioni. Tuttavia, in economia, le illusioni non hanno mai pagato…

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