Nell’incertezza i prezzi del petrolio crescono

Quale sarà il prossimo traguardo per i prezzi del petrolio? Per gli hedge found non ci sono dubbi, l’oro nero arriverà a 100 dollari.

I prezzi del petrolio hanno toccato il livello più alto da novembre 2014. Il Brent Crude è arrivato a 86 dollari e il WTI Crude sopra i 75 dollari al barile.

Negli ultimi mesi, la parola d’ordine del mercato è stata una sola: incertezza.

C’è incertezza sul fronte dell’offerta, visto che non si sa quanto petrolio iraniano verrà soffocato dagli Stati Uniti. Ma non si conosce neppure quanto greggio metteranno sul mercato l’OPEC e la Russia per rimpiazzare le perdite iraniane.

C’è incertezza anche sul lato della domanda, poiché i prezzi del petrolio sono ai massimi di quattro anni e, di conseguenza, i prezzi dei carburanti sono alle stelle, con un effetto deprimente sulla crescita della domanda di petrolio. Un effetto particolarmente sentito nei mercati emergenti, che soffrono anche del deprezzamento delle loro valute nei confronti del dollaro.

Gli hedge found hanno scommesso al rialzo

Come se non ci fosse abbastanza incertezza, anche hedge fund e money manager ci mettono del loro, scommettendo al rialzo per i timori che le sanzioni statunitensi contro l’Iran causeranno, nel giro di un mese, la rimozione dal mercato di 2 milioni di barili al giorno.

Mentre i prezzi del petrolio salgono, Arabia Saudita e la Russia non hanno alcuna fretta di aumentare la produzione, nonostante le esportazioni petrolifere iraniane stiano diminuendo più rapidamente di quanto la maggior parte degli esperti si aspettava.

Tutto questo ha incoraggiato rialzisti e analisti a prevedere che il petrolio arriverà a 100 dollari al barile per la fine di quest’anno. Per la verità, c’era stato chi aveva previsto questa eventualità con grande anticipo, circa un anno fa.

Tuttavia, per i consumatori, prezzi più alti del petrolio non sono certo una buona cosa. Secondo gli analisti di Reuters, a causa della forza del dollaro americano, gli attuali prezzi del petrolio in euro, yen e rupie indiane sono già saliti agli stessi livelli che, nel 2008 e nel 2013, avevano iniziato a determinare un rallentamento della domanda.

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