L’utile netto di ArcelorMittal crolla del 78% (terzo trimestre 2022)

Trimestre disastroso per i profitti di ArcelorMittal. Secondo il CEO dell’azienda le prospettive a breve termine per il settore siderurgico rimangono incerte.

Per avere un’idea immediata di come stiano andando le cose nel settore dell’acciaio basta guardare i bilanci dei giganti del settore. E quello che si vede desta una certa preoccupazione.

Prendiamo il caso di ArcelorMittal, il secondo produttore mondiale di acciaio, che ha visto il suo utile netto crollare del 78% nel terzo trimestre di quest’anno. La causa di una simile debacle sono i prezzi dei metalli crollati dai picchi eccezionali della prima parte dell’anno e i costi energetici, aumentati vertiginosamente.

Utile netto di 993 milioni di dollari contro i 4,6 miliardi dello scorso anno

L’intero mercato mondiale dell’acciaio sta risentendo negativamente del rallentamento della crescita economica della Cina (il più grande utilizzatore mondiale di acciaio), delle conseguenze della guerra in Ucraina e della guerra delle sanzioni tra Occidente e Russia.

Da luglio a settembre, ArcelorMittal ha dichiarato di aver realizzato un utile netto di 993 milioni di dollari rispetto ai 4,6 miliardi di dollari nello stesso trimestre dell’anno scorso. Di conseguenza, l’utile per i primi nove mesi dell’anno è di 9 miliardi di dollari (l’anno scorso era di 10,9 miliardi di dollari).

Le prospettive del settore siderurgico nel breve termine rimangono incerte

Secondo il CEO di ArcelorMittal, Aditya Mittal, nel terzo trimestre di quest’anno si sono verificati tutta una serie di fattori drasticamente negativi: un calo stagionale delle spedizioni, una riduzione straordinaria dei prezzi, un forte destocking e costi energetici alle stelle. Conseguentemente, i profitti sono sprofondati.

Sempre secondo Aditya Mittal, il gruppo ArcelorMittal è resiliente ma le prospettive a breve termine per tutto il settore rimangono incerte e la cautela è d’obbligo.

La scorsa settimana, ArcelorMittal ha deciso di fermare un altoforno in Francia a causa dei prezzi elevati dell’energia e del calo della domanda. Negli ultimi mesi la stessa sorte era già toccata ad altri altiforni del gigante dell’acciaio in Polonia, Spagna, Germania e la stessa Francia.

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