Un paese che ignora le ricchezze del proprio sottosuolo: l’Italia

Le risorse naturali dell’Italia non sono così scarse e poco importanti come molti credono. Quello che scarseggia è l’attenzione e la conoscenza di un patrimonio che potrebbe contribuire in modo significativo al rilancio di tutta l’economia nazionale.

Quando si parla delle risorse naturali dell‘Italia, e in particolare delle risorse minerarie, siamo abituati a sentire una specie di slogan che dice pressapoco “siamo un paese senza materie prime e la nostra economia si appoggia sulla trasformazione di risorse che importiamo e che successivamente esportiamo sotto-forma di manufatti o semi-lavorati“.

Ma siamo proprio sicuri che le cose stiano realmente così? Conosciamo davvero il nostro patrimonio reale e potenziale di materie prime? Esiste una strategia per sfruttare al meglio le poche o tante risorse del sottosuolo del paese?

Innanzitutto cerchiamo di capire quali e quante sono le risorse minerarie dell’Italia.

I minerali industriali

È vero, nel nostro paese non ci sono giacimenti di oro o di diamanti (anche se esistono alcuni dubbi, come descritto nell’articolo “Oro in superficie grazie ai depositi epitermali“), ma l’Italia è comunque un importante produttore di minerali industriali quali cemento, marmo, feldspato, calce, argilla, pomice, ma anche minerali ferrosi, minerali non ferrosi, calcare, pietra di gesso, creta, ardesia, ghiaia, sabbia, torba, sale, bitume naturale e minerali per l’industria chimica e per la produzione di fertilizzanti.

Inoltre, le industrie che producono metalli (rame, ferro, acciaio, piombo e zinco), essenziali per l’industria manifatturiera del paese, contribuiscono in modo rilevante al Prodotto Interno Lordo (PIL) di tutta l’Italia (soprattutto le industrie del ferro e dell’acciaio).

Fino al 2010, prima della crisi del settore edile, l’Italia era il tredicesimo più grande produttore di cemento del mondo.

Secondo un recente studio del Ministero dello Sviluppo Economico, le attività estrattive del paese fatturano quasi 4 miliardi di euro (2010), due terzi dei quali sono concentrati nell’Italia del Nord. Il settore è composto da 1.628 imprese, la maggior parte delle quali sono micro-imprese (oltre il 70%).

Tutta l’industria mineraria italiana soffre di un bassissimo tasso di finanziamenti e di un disinteresse storico della classe politica del paese verso questo settore.

Un esempio riguarda i lavoratori delle miniere di carbone della Sardegna, che sono ricorsi a misure estreme di protesta contro la chiusura degli impianti. Hanno così evidenziato all’opinione pubblica nazionale il problema della mancanza di investimenti nel settore che ha comportato la perdita di molti posti di lavoro.

Terre rare in Italia?

Non tutti sanno che, circa 30 anni fa, lo stato italiano avviò un’azione organica di sostegno al comparto minerario. Un progetto denominato Ricerca Mineraria di Base, con il quale individuare nuove aree minerarie di interesse e ampliare le potenzialità estrattive delle miniere esistenti.

Grazie a questa iniziativa fu creato un grande archivio storico con le analisi sui minerali industriali dal 1889 ad oggi. Un patrimonio informativo per accertare giacimenti e riserve, oltre ad una serie indizi per incoraggiare iniziative imprenditoriali nel settore.

Ancor oggi, a cominciare dal mondo universitario e scientifico, l’interesse per questi studi è assai elevato. Purtroppo, la mancanza di risorse economiche ed umane non consente di sfruttare questo giacimento di informazioni che contiene anche preziose indicazioni su indizi della presenza di terre rare sul nostro territorio.

Certamente, è auspicabile che il governo italiano riveda le sue politiche circa lo sfruttamento delle risorse naturali del paese. Tanto per cominciare, investendo molto di più nel suo settore minerario e adottando finalmente una strategia nazionale delle materie prime.

Senza un’azione coerente e coordinata tra i molteplici livelli interessati (comunitario, nazionale e locale) il settore minerario italiano non sarà in grado guadagnare competitività in ambito europeo e globale.

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È stato un trader nel settore dei metalli per lungo tempo, lavorando con alcune importanti aziende del settore in Italia e in Europa. Esperto in metalli rari, è consulente presso un'azienda svizzera leader sul mercato internazionale di questi metalli. Da qualche anno è impegnato anche nella divulgazione giornalistica del mondo dei metalli rari e delle materie prime. Il suo profilo professionale è su LINKEDIN.


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