Troppa incertezza per scommettere sul ribasso del rame. I fondi si ritirano

I fondi di investimento stanno chiudendo le posizioni ribassiste sul rame, mentre crescono le speranze di una ripresa della Cina.

Nel settore dei metalli si dibatte molto circa la ripresa dell’economia cinese, che per qualcuno sarà molto forte mentre altri invitano a non aspettarsi cifre come quelle a cui eravamo abituati negli scorsi anni.

In questo contesto di estrema incertezza, i gestori dei fondi di investimento hanno deciso di ridurre le loro posizioni corte sui contratti del rame, sia al London Metal Exchange (LME) che al Chicago Mercantile Exchange (CME). Tuttavia, almeno in questo momento, non sono neanche propensi a scommettere al rialzo.

Le autorità cinesi riusciranno a rilanciare l’economia?

La politica zero-covid della Cina ha danneggiato sia l’attività manifatturiera che la domanda dei consumatori finali nella prima metà di quest’anno. Ma la revoca dei lockdown, in particolare a Shanghai, e le promesse del governo di rilanciare la crescita economica, potrebbero rimettere in moto il più grande acquirente di rame del mondo.

Per quanto riguarda l’azione dei fondi (che nessuno pensi sia manovrata da persone, visto che sono gli algoritmi a decidere), il recente rimbalzo del rame da un minimo di 8.938 dollari per tonnellata (12 maggio) ad un massimo di 9.916 dollari (6 giugno), ha fatto scattare la liquidazione delle posizioni al ribasso.

Attenzione però a non scambiare queste operazioni finanziarie per un segnale di rialzo delle quotazioni del rame. Purtroppo, il sentimento di mercato è decisamente oscillante in questi frangenti, soprattutto perché in Cina la situazione non è per nulla chiara.

Il braccio di ferro in corso in Cina tra la crescita economica e le misure delle autorità governative per contenere il coronavirus, crea perplessità.

La contrazione del settore manifatturiero cinese è sensibilmente rallentata a maggio, mentre è stato definito un pacchetto di 33 misure di stimolo per rilanciare l’economia, inclusa una maggiore spesa per le infrastrutture, un fattore chiave per la domanda di rame. Tuttavia, le prospettive per il settore immobiliare cinese sono abbastanza cupe.

La Cina si troverà a corto di rame?

Sull’altro lato della barricata, quello dell’offerta, la Cina potrebbe scoprirsi a corto di metallo, soprattutto se dovesse esserci una ripresa moderata della domanda. Le scorte allo Shanghai Futures Exchange (SHFE) si sono ridotte da un picco di 167.951 tonnellate (fine gennaio) a sole 43.347 tonnellate. Secondo Antaike, la produzione nazionale di rame raffinato è scesa di quasi l’1% nei primi quattro mesi di quest’anno.

In conclusione, anche in Cina molti non sono per nulla convinti che ci sarà un forte rimbalzo dell’economia. La tesi che l’uscita dai lockdown pandemici possa spostare il mercato del rame da ribassista a rialzista non convince ancora. Di certo, non ne sono convinti i fondi di investimento che stanno liquidando le posizioni corte ma si guardano bene di metterne in piedi di lunghe.

Mentre l’incertezza regna sovrana, tutti rimangono con gli occhi spalancati per cogliere qualche segnale che possa indicare da che parte si muoverà il mercato del metallo rosso!

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