Continua a perdere sangue l’alluminio europeo. Il conflitto armato in Ucraina e la guerra delle sanzioni hanno fatto aumentare ulteriormente i prezzi dell’energia, rendendo drammatica la situazione per molte aziende europee.
La tedesca Trimet, che progetta, produce, ricicla, fonde e distribuisce alluminio in tutta Europa, ha deciso di dimezzare la produzione nel suo stabilimento principale, situato nella città di Essen.
Costi insostenibili per l’energia
Lo ha annunciato il CEO della società, Philipp Schlueter, spiegando che il motivo principale di questa decisione è dovuto all’aumento dei prezzi dell’energia che hanno raggiunto livelli insostenibili per i processi produttivi ad alta intensità energetica. Il fermo produttivo verrà attuato nelle prossime settimane, ma l’azienda tedesca ha assicurato che continuerà ad onorare gli attuali impegni di fornitura.
Trimet, che aveva già iniziato a ridurre la produzione in tre dei suoi cinque stabilimenti tedeschi lo scorso anno, non è certo un’azienda di poco conto nel contesto europeo. Dà lavoro a circa 2.400 persone e il suo core-business è di fornire metallo leggero per autoveicoli, aeroplani, edilizia ed imballi.
L’impianto di Essen ha una capacità produttiva annua di 165.000 tonnellate di alluminio primario e di 285.000 tonnellate di prodotti fusi. Inoltre, assorbe ogni anno 120.000 tonnellate di rottami di alluminio.
Il sistema industriale europeo rischia grosso
Quello che sta accadendo in Europa alle fonderie di alluminio, ma in genere a tutte le attività industriali energivore, è di una gravità senza precedenti. La chiusura di attività tanto importanti e strategiche potrebbe avere conseguenze economiche molto gravi per il sistema industriale europeo. Se si fermano le fonderie, si ferma tutta la filiera della meccanica che dipende dalle forniture di metallo. Soltanto in Italia, si parla di un indotto che impiega centinaia di migliaia di addetti.
Purtroppo, tutto ciò sta avvenendo nella quasi totale indifferenza dell’opinione pubblica che preferisce spalancare gli occhi per il conflitto in Ucraina, senza rendersi conto che presto l’Europa potrebbe precipitare verso un disastro economico di dimensioni epocali.
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