Tempi duri per l’alluminio, Alcoa costretta a dividersi

Alcoa ha deciso di dividere il business dei metalli grezzi da quello automobilistico e aerospaziale. Una mossa dettata dal crollo del mercato delle materie prime e che evidenzia come la depressione dei prezzi dell’alluminio sia destinata a continuare.

Alcoa, la multinazionale americana dell’alluminio, ha deciso di dividersi in due società indipendenti: una società che si concentrerà sulle miniere di bauxite, la raffinazione di allumina e la produzione di alluminio, l’altra società produrrà metalli leggeri per il settore automobilistico ed aerospaziale.

La seconda società sarà quella a maggior valore aggiunto. La prima società, quella dei metalli grezzi, manterrà il nome Alcoa, mentre la seconda è ancora senza nome anche se è già stata soprannominata “value-add“.

Secondo il Wall Street Journal la spaccatura in due dell’Alcoa è una delle più drammatiche conseguenze sociali del crollo delle materie prime, guidato dal rallentamento della crescita economica cinese. L’eccesso di alluminio e di acciaio in Cina ha costretto il paese asiatico a vendere metalli all’estero, provocando ulteriore depressione sui mercati mondiali.

Per la società “value-add” le prospettive sembrano buone e le aspettative sono di sfruttare la domanda di veicoli ad alto uso di alluminio. Alcoa prevede che i ricavi provenienti dal settore automobilistico aumenteranno di quasi due volte e mezzo nel 2018, rispetto al 2014. Inoltre l’azienda diventerà leader nella produzione di ruote per camion.

L’eccesso di alluminio e di acciaio in Cina ha costretto il paese asiatico a vendere metalli all’estero

Discorso diverso per la società che rimarrà ancorata alla produzione di alluminio grezzo. Il mercato è in eccesso di offerta, le esportazioni cinesi hanno inondato i mercati e il prezzo delle azioni Alcoa è sotto del 34% rispetto all’anno precedente.

In passato Alcoa aveva adottato misure drastiche per far fronte ai prezzi deboli dell’alluminio, chiudendo fonderie e fermando la produzione. Anche questa volta la società ha chiuso, dismesso o ridotto del 33%, equivalente a 1,4 milioni di tonnellate, la sua capacità totale di fusione dal 2007.

Tuttavia se i problemi che affliggono il mercato delle materie prime persisteranno, sarà impossibile anche per la nuova società “value-add” non risentirne.

Tutti sanno che il prezzo dell’alluminio non è andato molto bene nel 2015. Purtroppo, anche le prospettive per i prossimi mesi sono negative e molti esperti si attendono ulteriori ribassi.

Macquarie Research, ritiene che i bassi prezzi dell’alluminio siano in gran parte dovuti alle scorte molto alte a livello mondiale che, se l’offerta continuerà ad essere superiore alla domanda, supereranno i 20 milioni di tonnellate nel 2019.

Le misure intraprese da Alcoa saranno certamente efficaci per proteggere l’azienda nei prossimi anni, ma per gli altri attori del mercato dell’alluminio il prossimo futuro potrebbe riservare drammatiche sorprese.

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