Svolta storica per i produttori di alluminio: costi più alti e margini più bassi

Mentre i prezzi dell’alluminio oscillano violentemente, i costi di produzione per l’alluminio primario sono aumentati, con una forte contrazione dei margini.

Ci troviamo proprio nel bel mezzo di una crisi energetica che, tra le altre cose, ha spinto i prezzi dell’alluminio su e giù per le montagne russe. I prezzi hanno toccato massimi pluridecennali il 18 ottobre (3.168 dollari a tonnellata) e oggi, 12 novembre, le quotazioni al London Metal Exchange sono scese a 2.679 dollari.

In un contesto tanto volatile, la speculazione ha trovato un buon terreno per operare, amplificando le oscillazioni che hanno raggiunto livelli tali da rendere assai difficile la programmazione e l’approvvigionamento per i consumatori di metallo fisico.

Nel futuro delle fonderie di alluminio ci sono costi strutturalmente più alti

Ma, in mezzo a tanta incertezza sui prezzi, in Cina sembra abbastanza chiara una tendenza che riguarda i produttori di alluminio e cioè la tendenza di costi maggiori e margini schiacciati verso il basso. In altre parole, al di là degli eventi attuali che stanno muovendo il mercato, i costi più alti per chi produce alluminio potrebbero diventare una costante per i prossimi anni.

Sono anni che la Cina ha introdotto prezzi differenziati per l’elettricità utilizzata dall’industria dell’alluminio. Quest’anno, poi, sono arrivate nuove regole per incentivare l’efficienza energetica, che puniscono con costi più alti i produttori che utilizzano più energia. Gli effetti si sono fatti sentire visto che l’intensità energetica media si è abbassata dell’8%, passando da 14.795 kWh per tonnellata nel 2004 a 13.543 kWh per tonnellata nel 2020. Non dimentichiamo che la Cina è il più grande produttore mondiale di alluminio primario, uno dei metalli più energivori che esista.

La crescita dell’offera di primario è insostenibile

Inoltre, recentemente, la Cina ha liberalizzato i prezzi dell’energia elettrica a carbone, una mossa che potrebbe avere profonde conseguenze nel futuro. Visto che il prezzo adesso può fluttuare rispetto al prezzo base di oltre il 20%, supponendo che gli altri costi rimangano invariati, l’aumento dei prezzi dell’energia in tale misura comporterebbe un aumento dei costi per i produttori di primario di circa il 7%. Ecco perché gli esperti pensano che la crescita dell’offerta di alluminio primario a lungo termine sia insostenibile.

Storicamente, non si è mai visto un cambiamento tanto radicale dei costi per il business della fusione di alluminio come in questo periodo. A meno che non ci siano progressi tecnologici che riescano a ridurre significativamente il consumo di energia, la nuova struttura dei costi potrebbe essere destinata a durare. La nuova normalità per le fonderie di alluminio sarà di costi elevati per l’energia e di margini ridotti rispetto a quanto erano abituate.

Nel frattempo, il mondo intero è impegnato in una transizione energetica che richiede sempre più alluminio da utilizzare per veicoli più leggeri e per le infrastrutture elettriche. Di conseguenza, ne vedremo delle belle per quanto riguarda i prezzi dell’alluminio, che assomiglieranno sempre di più ad una molla, che si allunga e si accorcia continuamente e violentemente.

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