Situazione intricata per l’ex Ilva. Il governo non vuole statalizzarla

L’imminente assemblea di Acciaierie d’Italia (ex Ilva) dovrebbe dirimere la contesa per la governance societaria tra ArcelorMittal e lo Stato italiano.

Sempre più complicata la situazione dell’ex Ilva di Taranto (Acciaierie d’Italia). Questa settimana, il 16 dicembre, si terrà l’assemblea dei soci per discutere del futuro della società, oggi controllata in maggioranza da ArcelorMittal, con la partecipazione dello stato italiano (Invitalia). Sempre che non venga rimandata, come già accaduto in altre due occasioni precedenti.

Il governo non vuole statalizzarla

I lavoratori dell’azienda in sciopero chiedono che lo stato sostenga finanziariamente l’acciaieria e che ne assuma il pieno controllo. Tuttavia, il nuovo governo di Giorgia Meloni è contrario alla statalizzazione dell’azienda, nonostante sia una rotta già decisa e programmata dai governi precedenti che si erano impegnati ad entrare nel capitale col 38% per poi salire al 60% nel maggio 2024.

Acciaierie d’Italia si trova nel mezzo di una crisi di liquidità a seguito della quale la direzione ha deciso di sospendere tutti gli appalti e di non pagare molti dei suoi debiti. Questo, insieme a quasi 3.000 lavoratori in cassa integrazione, sta per compromettere la continuità produttiva.

Antonio Gozzi, presidente di Federacciai e profondo conoscitore del settore siderurgico, ha così sintetizzato la difficile situazione di Taranto: “C’è un azionista di maggioranza (ArcelorMittal) che non sostiene finanziariamente la società, mentre l’azionista di minoranza (Invitalia) ha problemi ad iniettare denaro in una società che rimane gestita da ArcelorMittal“.

ArcelorMittal non metterà più denaro nell’azienda

Di certo, il colosso franco-indiano dell’acciaio non è più disposto a mettere soldi a Taranto.

Nel frattempo, gli impianti continuano a funzionare a capacità ridotta, ma hanno urgentemente bisogno di investimenti per essere riammodernati. Come ha detto Gozzi, “sono ormai circa 12 anni che non vengono effettuati investimenti in conto capitale nell’impianto. Prima del 2010, la famiglia Riva investiva circa 350 milioni di dollari per manutenere impianti e immobilizzi vari.”

Il destino del gruppo siderurgico italiano, con i suoi 10.000 dipendenti, rimane incerto ma c’è chi spera possa essere deciso a ridosso del Natale.

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