Dopo averlo acquistato a febbraio dello scorso anno, adesso la Sider Alloys ha annunciato che, nel 2020, rinnoverà l’impianto di alluminio di Portovesme per renderlo operativo entro gennaio 2021.
La società svizzera, che ha rilevato l’impianto dall’americana Alcoa, ha presentato il suo piano industriale durante una riunione al Ministero dell’Industria, tenutasi la settimana scorsa. Lo smelter di Portovesme, situato nel sud-ovest della Sardegna, è l’unico stabilimento di produzione di alluminio primario in Italia.
Ripartirà solo se ci sarà un accordo sui costi dell’elettricità
Tuttavia, il riavvio dello smelter sardo è subordinato ad un accordo sui costi dell’elettricità. Per questo, il ministero ha convocato un’altra riunione il mese prossimo, per tentare di raggiungere un accordo coinvolgendo ENEL.
La storia dell’impianto sardo di alluminio è sempre stata abbastanza travagliata. Alcoa era alla ricerca di un acquirente dal 2011, quando decise di venderlo come parte di un piano più ampio di riduzione dei costi. Altre due società nel settore delle materie prime, Glencore e Klesch, avevano espresso interesse ad acquistare lo smelter di Portovesme, ma tutta una serie di problemi, tra cui gli alti costi energetici, le aveva indotte a rinunciare.
Un impianto strategico per l’Italia
Quando Sider Alloys ha acquisito lo smelter lo scorso anno, ha accettato anche di investire 135 milioni di euro per il rilancio e il miglioramento tecnologico della fonderia, completamente ferma da ormai sei anni. Se tornasse alla piena operatività, l’impianto potrebbe produrre 147.000 tonnellate all’anno di alluminio primario.
Sembra che ad occuparsi del riavvio dello smelter sarà la società cinese Chinalco, specializzata in operzioni del genere.
Per l’Italia lo smelter di Portovesme è di importanza strategica visto che è l’unico impianto di produzione di alluminio primario del paese. Da solo potrebbe soddisfare circa l’80% della domanda interna costituita soprattutto dal settore automobilistico, aerospaziale, edile e delpackaging.
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