Il rame torna alla carica e supera i 10.000 dollari. Ma i mercati hanno paura

Per la prima volta in quattro mesi, i prezzi del rame al London Metal Exchange sono saliti al di sopra di 10.000 dollari durante gli scambi infra-giornalieri.

Il contratto a tre mesi sul rame ha toccato un massimo di 10.186 dollari a tonnellata durante la sessione mattutina di venerdì. È la prima volta che il metallo rosso supera i 10.000 dollari da metà luglio.

Le scorte scendono e i prezzi salgono

La spinta verso l’alto è arrivata da sostenuti cali delle scorte di borsa nel corso delle ultime settimane. Inoltre, sembra stia prendendo piede un sentimento rialzista, causato dall’aumento dei costi energetici, dalla carenza di energia e dai problemi logistici con i conseguenti impatti sull’offerta.

Anche Rio Tinto, terza società mineraria del mondo, ha contribuito a surriscaldare i prezzi riducendo le previsioni della sua produzione di rame da miniera e rame raffinato per quest’anno. L’azienda ha anche posticipato l’inizio della produzione nella sua grande miniera di Oyu Tolgoi (Mongolia) a non prima di gennaio 2023, in ritardo rispetto a quanto era previsto inizialmente (ottobre 2022).

Paura per quello che potrebbe ancora succedere per la crisi energetica

Attenzione però! Alcuni esperti sostengono che è improbabile che questi prezzi elevati possano continuare. Citigroup, per esempio, dice che i prezzi potrebbero scendere di un 10%, mentre nei prossimi mesi la domanda si ridurrà. Le ragioni di un atteggiamento tanto ribassista stanno soprattutto nella crisi energetica che attanaglia il mondo. Dall’elettricità al carbone e al gas, la situazione comincia a fare paura, soprattutto in considerazione del fatto che potrebbe peggiorare creando problemi davvero grossi.

Ci troviamo in un momento in cui i mercati hanno messo a nudo tutte le debolezze e le criticità delle energie rinnovabili. Una di queste è proprio il prezzo del rame. Infatti, i livelli di prezzo raggiunti dal metallo rosso pongono problemi significativi per le energie rinnovabili, che dipendono fortemente dai metalli di base, incluso il rame.

Per esempio, i parchi eolici (soprattutto quello offshore) usano moltissimo rame. Ogni megawatt di capacità energetica richiede 9,6 tonnellate di rame. È evidente come l’enorme aumento dei prezzi del metallo abbia avuto un impatto a catena sui progetti di sviluppo dell’energia pulita, uccidendo i margini e rendendo impossibile realizzare profitti.

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