Il rame scivola sotto i 10.000 dollari mentre la domanda scricchiola

Spuntano i ribassisti sul mercato del rame e i prezzi scendono sotto la soglia dei 10.000 dollari per la prima volta in un mese.

Questa settimana i prezzi del rame sono stati schiacciati sotto il livello di 10.000 dollari per tonnellata, per la prima volta in un mese.

Ormai da qualche settimana il mercato del metallo rosso si trova in un limbo, con prezzi troppo alti per gli acquirenti e un’offerta così limitata che nessuno corre il rischio di rimanere scoperto. Ma quello che si dice nei corridoi di borsa è che i fondi d’investimento stiano cominciando a scommettere sul ribasso, soprattutto al CME (Chicago Mercantile Exchange).

Ci sono ancora problemi di offerta, ma è la domanda che preoccupa

Nessuno pensi che i problemi sul fronte dell’offerta siano stati risolti. Anzi… In Perù, come ha riportato Reuters, circa il venti percento della capacità produttiva di rame del paese è KO, a causa delle proteste in due grandi miniere.

Tuttavia, il mercato si muove sulla spinta dell’offerta ma anche della domanda. E oggi, stanno crescendo le preoccupazioni legate a quest’ultima, soprattutto in Cina dove la politica zero-covid delle autorità governative ha bloccato improvvisamente la domanda del più grande utilizzatore di metalli del mondo.

Il lockdown di Shanghai è un duro colpo per la manifattura cinese

Shanghai, la megalopoli cinese da 26 milioni di persone, ha iniziato la sua quarta settimana di lockdown totale. Quasi superfluo aggiungere che Shanghai è un importantissimo polo logistico e produttivo. Adesso, si teme che anche Pechino possa fare la stessa fine.

Ovviamente, si tratta di un duro colpo per il gigantesco settore manifatturiero del paese. L’attività delle fabbriche è crollata al ritmo più veloce degli ultimi due anni e l’indice dei gestori degli acquisti Caixin di marzo è scivolato a 48,1, il punto più basso dalla prima ondata di COVID-19 all’inizio del 2020.

La crescita globale si sta indebolendo

A questo si aggiungono gli effetti negativi sulla domanda dei mercati esteri della crisi in Ucraina. Secondo gli analisti del CRU la crescita globale per quest’anno sarà del 3,5%, un declassamento rispetto alle precedenti previsioni del 4%. La produzione industriale sarà ancora più debole (3,4%).

I segnali che la domanda si sta indebolendo sono già visibili in Germania, dove la crescita produttiva di aprile è rallentata ai minimi da 20 mesi.

Tuttavia, nel caso del rame, lo scricchiolio della domanda non è controbilanciato da fermi produttivi come invece avviene per l’alluminio o lo zinco, dove le fonderie europee sono in grandi difficoltà per gli elevati prezzi dell’energia in continuo aumento. La fusione del rame, infatti, è un’attività meno energivora e, fino ad ora, in Europa non ci sono state riduzioni della produzione.

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