Il rally del rame vacilla mentre la UE rischia la deindustrializzazione

L’Europa va verso un inverno drammatico per il suo tessuto industriale e i produttori di metalli rischiano la morte. Quali conseguenze per il rame?

Gli industriali europei ne sono ben consapevoli: l’intera industria del continente, quella metallurgica compresa, è minacciata da una crisi senza precedenti che potrebbe portare alla deindustrializzazione dell’Europa. Esattamente quello che hanno scritto a Bruxelles i CEO delle 40 aziende produttrici di metalli non ferrosi più grandi dell’Unione Europea (UE), in vista del vertice sull’energia.

Anche se quelli che rischiano di più sono i metalli ad alta intensità energetica come l’alluminio e lo zinco, anche il rame non può certo stare tranquillo.

Un appello drammatico e senza precedenti

Guy Thiran, direttore generale dell’associazione Eurometaux ha scritto: “i produttori di metalli europei si stanno già preparando per un inverno all’insegna della morte“. Inoltre, “qualsiasi ulteriore riduzione della produzione di metalli europea rischia di essere permanente, minacciando la perdita di posti di lavoro e ripercussioni a catena su una complessa rete di catene del valore essenziali e strategiche dell’UE, dalle apparecchiature mediche e dalle infrastrutture critiche all’industria automobilistica e aerospaziale“.

Non sorprende che in queste condizioni i mercati rimangono altamente volatili. Nel caso del rame, che era rimbalzato alla fine dell’estate, i prezzi hanno iniziato a scendere all’inizio di settembre. Per il metallo rosso la crisi energetica significa che i prezzi elevati dell’energia si tradurranno in un aumento dei costi di trasformazione per i produttori europei. E, come ha chiaramente detto il CEO di Aurubis AG (il più grande produttore di rame d’Europa), i maggiori costi finiranno alla fine sulle spalle dei consumatori.

Probabilmente, i prezzi potrebbero subire forti aumenti entro il prossimo anno. Inoltre, gli esperti credono che i prodotti di origine europea inizieranno a prezzare con un premio rispetto ai concorrenti extra-UE. Ciò significa che, nel tempo, il ruolo dell’Europa all’interno della catena di approvvigionamento globale diventerà sempre meno importante.

Le conseguenze per le quotazioni del rame

Analizzando quali saranno le conseguenze per le quotazioni del rame, sarà la pressione sui prezzi sui consumatori a pesare sulla domanda di metallo rosso. Il PMI manifatturiero dell’eurozona è in contrazione per il secondo mese consecutivo (49,6 ad agosto), soprattutto a causa di una forte contrazione dei nuovi ordini.

Le bollette per le imprese europee sono aumentate di 3 volte e, secondo Goldman Sachs, le bollette energetiche mensili medie delle famiglie aumenteranno da 160 euro nel 2021 a oltre 600 euro nel 2023. Tutto questo vuol dire che l’Europa è condannata alla recessione e il calo della domanda che ne seguirà spingerà i prezzi del rame verso il basso.

Infine, le notizie che arrivano dal Cile escludono la possibilità di problemi nell’offerta di rame del più importante paese produttore del mondo. Infatti, gli elettori cileni hanno respinto la proposta di una nuova Costituzione del paese che avrebbe aumentato le restrizioni per le miniere e ostacolato gli investimenti stranieri. Il rifiuto della nuova Costituzione significa che le dinamiche di mercato in Cile rimarranno invariate.

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