Raffinerie di metalli alimentate dal nucleare? Il caso della Polonia

I problemi energetici stanno assillando anche le raffinerie di metalli. Ecco come i polacchi stanno cercando di risolvere il problema…

L’Europa è ormai avviata verso una riduzione delle emissioni di CO2. Le conseguenze di questa scelta sono crescenti investimenti nelle strutture di ricarica dei veicoli elettrici (EV) oltre che nella tecnologia e nelle infrastrutture del carburante a idrogeno.

Ma esistono anche altre conseguenze, che in questi mesi si stanno mostrando anche ai consumatori europei. Si tratta dell’aumento dei costi dell’elettricità, sia per i consumatori industriali che per quelli residenziali. Proprio oggi, l’associazione europea dell’industria dei metalli non ferrosi (Eurometaux) ha avvertito la Commissione Europea che l’aumento dei prezzi dell’energia elettrica potrebbe indurre i produttori di metalli a lasciare l’Europa.

I problemi energetici del più grande paese minerario d’Europa

Ma nei paesi che dipendono maggiormente dalla produzione di energia elettrica a carbone, il problema è ancora più acuto. È il caso della Polonia, che dipende dal carbone per il 70% della sua produzione di energia.

La Polonia è il più grande paese minerario d’Europa, con una grossa produzione di zinco, piombo, argento e rame. In Polonia ha sede un importante produttore di rame, KGHM, che rappresenta il secondo maggior consumatore di energia del paese.

Anche KGHM sta cercando di diversificare le proprie fonti di energia, ma anziché pensare al gas naturale o alle energie rinnovabili, si sta incamminando verso il nucleare. L’azienda, come riporta il Financial Times, ha pianificato una collaborazione con NuScale Power (Stati Uniti) per sviluppare i primi quattro piccoli reattori nucleari modulari (SMR). Ciascuno sarebbe in grado di produrre 77 MW di potenza, entrando in funzione dal 2029.

Energia nucleare, un’opzione stabile e a basso costo

L’intenzione è quella di rendere l’azienda completamente indipendente dalla rete energetica esistente e di garantire un’energia stabile e a basso costo nel lungo termine.

Di fatto, la Polonia è decisamente svantaggiata nell’uso di energie rinnovabili come il vento e il sole per la mancanza di sole invernale e poco vento. Condizioni che rendono tutto più difficile rispetto, ad esempio, alla soleggiata Spagna o alla ventosa Gran Bretagna.

Mentre l’Europa si sta accorgendo che il punto di pareggio delle energie rinnovabili continua ad alzarsi, gli SMR si stanno guadagnando la fama di essere un’opzione più economica e certamente meno controversa rispetto alle enormi centrali nucleari. SMR molto più piccoli e posizionati localmente potrebbero fornire alternative, non solo per la fornitura residenziale, ma anche per i grandi consumatori industriali come impianti chimici, acciaierie e raffinerie di metalli.

Le scelte energetiche di KGHM rappresentano il primo caso di un raffinatore di metalli che sceglie il nucleare ma, è molto probabile, che non sarà l’ultimo.

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