Nuovi trend della politica: entro 10 anni l’Italia tornerà al nucleare

Il governo italiano ha affermato la volontà di rilanciare l’industria italiana dell’energia nucleare entro i prossimi 10 anni.

In Italia il clima politico sul tema dell’energia nucleare sta cambiando. Nel paese di Enrico Fermi, Enrico Mattei e Felice Ippolito (qui potete leggere una storia interessante a riguardo), dopo circa 60 anni da quando l’Italia era uno dei leader mondiali nella produzione di energia elettronucleare e dopo numerose crisi energetiche, qualcuno si è finalmente accorto che l’energia nucleare è sostenibile e strategica per un paese e per la sua industria.

Attualmente, circa il 6% della domanda elettrica italiana è soddisfatta dal nucleare importato dai mercati vicini.

Una piattaforma nazionale per il nucleare sostenibile

La scoperta del nucleare da parte della nuova coalizione di destra di Giorgia Meloni ha spinto il governo a sostenere all’inizio di quest’anno un’alleanza di paesi europei pro-nucleari (con la Francia come leader), partecipando alle riunioni del blocco solo in qualità di osservatore.

Il 21 settembre, il Ministro dell’Ambiente (Gilberto Pichetto Fratin) presiederà la prima riunione della piattaforma nazionale per il nucleare sostenibile. Si tratta di un organo di coordinamento per aziende e istituzioni coinvolte in vari settori dell’industria nucleare, tra cui sicurezza, radioprotezione e rifiuti tossici. “Non si tratta di costruire centrali nucleari, ma di chiarire l’impegno dello Stato nella ricerca, nella sperimentazione e nell’implementazione delle forti conoscenze dell’Italia nel settore nucleare“, ha detto Pichetto.

Piccoli reattori modulari entro 10 anni?

Inoltre, il ministro ha affermato che la tecnologia di fissione di quarta generazione sarà al centro dell’attenzione del governo, il che significa “considerare i piccoli reattori modulari come una possibilità reale per il Paese nei prossimi 10 anni“.

Nel 1966 il nostro paese aveva 4 reattori nucleari, con circa 1,4 GW di capacità aggregata. Gli ultimi due furono chiusi nel 1990 in seguito al disastro di Chernobyl avvenuto quattro anni prima, mentre un progetto del 2008 del governo Berlusconi per raggiungere il 25% di nucleare nel mix energetico italiano entro il 2030, fu bocciato da un referendum nel 2011.

Durante il recente Forum Ambrosetti anche il Ministro dei Trasporti (Matteo Salvini) ha fatto dichiarazioni che confermano una nuova tendenza nella politica energetica italiana: “Conto che entro i prossimi 10 anni questo governo, nella sua attuale formazione, sarà in grado di inaugurare la prima produzione di energia derivata dal nucleare“.

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