I prezzi di riferimento del gas naturale in Europa hanno esteso le perdite in questi giorni, dando inizio e alla sesta settimana di ribassi dopo aver toccato il minimo di 21 mesi.
Scorte europee ben al di sopra della media quinquennale
La domanda di gas in Europa e in Asia è debole, mentre le scorte europee si trovano a livelli soddisfacenti. I futures del TTF (l’hub di riferimento per il trading di gas in Europa) sono scesi sotto i 40 dollari per megawattora (36,25 euro), segnando un dimezzamento da inizio anno grazie ad un inverno più mite del previsto, che ha consentito all’Europa di accumulare scorte di gas ben al di sopra della media quinquennale. Al 6 maggio, secondo i dati di Gas Infrastructure Europe, i siti di stoccaggio in tutta l’Unione Europea (UE) erano pieni al 61,40%.
Anche i prezzi spot del GNL per la consegna in Asia settentrionale a giugno sono crollati al livello più basso degli ultimi due anni. La domanda della Cina, del Giappone e della Corea del Sud continua ad essere debole.
Ma la crisi energetica in Europa non è ancora finita
Tuttavia, l’Europa non è ancora fuori pericolo per le forniture del prossimo inverno. Anche se l’inverno 2022/2023 è andato sorprendentemente bene, la crisi energetica non è finita.
Se la domanda di GNL in Asia, soprattutto in Cina, riprenderà con la riapertura dell’economia cinese, l’Europa potrebbe dover pagare prezzi molto alti per riuscire a battere la concorrenza del mercato asiatico prima del prossimo inverno. Il fatto che i timori di una crisi del gas non si siano concretizzati lo scorso inverno, non significa che anche il prossimo inverno sarà più caldo del solito o che non ci sarà la concorrenza asiatica sul mercato del gas.
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