Azerbaigian, il partner energetico di Bruxelles che produrrà tanta CO2 quanto la UE in un anno

Il paese che ospiterà la prossima conferenza delle Nazioni Unite sul clima (COP29) rappresenta un esempio della politica climatica europea “Not In My Back Yard”.

È stato recentemente deciso chi ospiterà la prossima COP29, la conferenza delle Nazioni Unite sul clima. È l’Azerbaigian, il petro-stato asiatico che aumenterà la propria produzione di petrolio e gas anche per accontentare i fabbisogni energetici dell’Unione Europea (UE) dopo il divorzio dal gas russo.

L’Azerbaigian è un paese accusato di gravi accuse di violazioni dei diritti umani e che ha in programma di espandere il settore nazionale del petrolio e del gas. D’altronde, è diventato un partner energetico chiave per la UE, che conta sul suo gas dopo l’inizio della guerra in Ucraina. Nel luglio 2022, la UE ha firmato un accordo con l’Azerbaigian per raddoppiare le importazioni di gas dal paese a 20 miliardi di piedi cubi all’anno entro il 2027.

Tante emissioni quanto quelle prodotte dall’intera UE in un anno

Proprio per far fronte alle esigenze di Bruxelles, l’Azerbaigian dovrà aumentare la produzione di petrolio e gas, producendo una quantità di emissioni pari a tutte quelle prodotte in un intero anno da tutti gli stati membri della UE. Inoltre, gli analisti ritengono che, anche con nuovi impianti, il paese farà fatica a soddisfare la domanda europea senza fare affidamento sulle importazioni russe.

Secondo GlobalData, nel 2023, l’Azerbaigian ha prodotto un milione di barili di petrolio equivalente al giorno (è al 28° posto tra i produttori mondiali) e la sua economia dipende fortemente dall’estrazione di idrocarburi. Inoltre, in termini di entrate derivanti dal petrolio e dal gas (misurate come rendite petrolifere per PIL), l’Azerbaigian è al decimo posto a livello globale ed è considerato assai vulnerabile parlando di esposizione ad asset non recuperabili nei momenti in cui la domanda di petrolio e gas diminuisce.

Not In My Back Yard

Anche se il paese sta cercando di raggiungere un quota di energie rinnovabili del 30% entro il 2030 per ridurre la dipendenza interna dal gas naturale, sembra che tutto ciò non sarà a vantaggio del clima ma a vantaggio del fabbisogno energetico della UE. Infatti, tutto il gas che non verrà consumato dal paese dovrà essere esportato in Europa, a prescindere dalle emissioni prodotte.

Un altro bell’esempio della politica europea “Not In My Back Yard” (non nel mio giardino).

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