Non passa settimana senza che i prezzi del rame non mettano a segno qualche nuovo record negativo.
Questa volta ha toccato il livello di prezzo minimo da sei anni e mezzo a questa parte. Ma, probabilmente, il rame è soltanto la prima vittima di un uragano che avrà conseguenze nefaste su gran parte delle materie prime.
L’economia globale è in equilibrio precario e tutte le informazioni economiche e finanziarie, provenienti da Cina, Europa e Stati Uniti, non fanno presagire nulla di buono per le prospettive a medio termine delle materie prime.
Dalla Cina, gli indici del manifatturiero e dei servizi, il PIL e le esportazioni stanno calando a picco. Dall’altra parte dell’oceano, si aggira lo spettro di un rialzo dei tassi di interesse entro le prossime 3 settimane da parte della Federal Reserve americana (FED). L’Europa è ancora alle prese con la deflazione e una crescita economica troppo debole, a cui farà seguito un probabile ulteriore stimolo monetario.
Le conseguenze per le materie prime sono abbastanza visibili anche dal FTSE 100 Index, l’indice della borsa di Londra, con i titoli del comparto minerario in caduta libera. Anglo American, BHP Billiton, Rio Tinto e Glencore PLC ne sanno qualcosa.
Ma l’uragano che sta sconquassando tutte le materie prime, sta producendo gli effetti più drammatici nei Paesi Emergenti. In Congo, Sud Africa, Nigeria, Zambia e altri paesi africani le compagnie minerarie stanno chiudendo bottega a causa dei prezzi in calo dei metalli che portano ad una redditività troppo bassa o addirittura negativa. L’effetto più visibile è nei tassi di cambio delle valute dei mercati emergenti, mentre l’effetto meno visibile, per chi vive in Occidente, è un costante aumento della disoccupazione.
I prezzi del petrolio perdurano nella loro discesa e, la prospettiva di un dollaro sempre più forte in vista delle decisioni della FED circa il rialzo dei tassi, tormenta il mercato. Il prezzo dell’oro nero (Brent) è arrivato a 43,57 dollari ma, soltanto 18 mesi fa, era scambiato al di sopra dei 120 dollari al barile.
Da qualsiasi parte la si guardi, nel futuro prossimo delle materie prime è difficile intravedere un cambiamento che possa portare un po’ di ottimismo.