Dopo sette anni di recessione e di crescita stagnante, è d’obbligo domandarsi se la crescita globale sia qualcosa di più di una chimera, sventolata soltanto dai governanti per assumersene il merito alla vigilia degli appuntamenti elettorali.
Sono in molti a temere che i segnali di crescita siano fragili e destinati a durare lo spazio di un respiro ma qualcuno, una minoranza per la verità, suggerisce che esistono una serie di dati oggettivi che dovrebbero indurre ad un maggiore ottimismo.
Vediamo quali sono e quale peso possono avere.
Il baricentro dell’economia mondiale si trova ancora negli Stati Uniti, a cui è legato come non mai il sistema finanziario internazionale. La Federal Reserve americana, nel corso dell’ultimo anno, non ha alzato i tassi di interesse per ben quattro volte, riversando una buona dose di fiducia sugli investitori. Diversi indicatori suggeriscono che l’offerta di moneta è in forte crescita, cosa che di solito precorre una crescita rapida del PIL. Nel paese, le vendite di nuove case hanno raggiunto le 592.000 unità nel mese di giugno, il livello più alto dall’inizio della crisi di Lehman Brothers.
Sull’altro lato dell’oceano, i timori per le conseguenze della fuoriuscita del Regno Unito dall’Unione Europea hanno prodotto alcuni effetti imprevisti ma positivi per dare slancio all’economia. Francia, Italia e altri membri dell’eurozona hanno approfittato della paura scatenata dalla Brexit per mettere fine più rapidamente del previsto alle politiche di austerità e per dare fiato alle proprie economie.
Ancora più importante è ciò che sta succedendo in Sud America, dove i segnali di stabilità sono sempre più forti, e in Cina, la cui crescita sembra più robusta di quanto previsto fino ad ora e dove le autorità monetarie sembrano volere continuare a stimolare l’economia.
Il mese scorso, il PMI manifatturiero Caixin cinese ha superato il livello di 50, per la prima volta dall’inizio del 2015. L’edilizia in pieno boom, anche se per la maggior parte alimentata dal debito, è pur sempre un motore per tutta l’economia.
Certamente, quello che succederà negli Stati Uniti nei prossimi sei mesi sarà cruciale per tutta l’economia globale ma, se il processo di crescita dovesse prendere piede sarà certamente benefico per tutti quei paesi che si daranno da fare per trovare nuovi partner commerciali in ogni angolo del globo.