Norsk Hydro taglia la produzione di alluminio di oltre 100mila ton

Mentre la domanda cala e la crisi energetica avanza, Norsk Hydro chiude la produzione in altri 2 stabilimenti di alluminio primario in Norvegia.

Troppe incertezze, economia europea in recessione, mercato energetico fuori controllo e un calo della domanda di prodotti di alluminio in Europa, sono motivi più che sufficienti per convincere anche un gigante come Norsk Hydro a tagliare la produzione di due dei suoi stabilimenti norvegesi.

Come riporta Reuters, la multinazionale norvegese ha dichiarato questa settimana che ridurrà la produzione di primario nei suoi stabilimenti di Karmoey e di Husnes, in Norvegia.

Tra le 110mila e le 130mila tonnellate di primario che svaniscono

Di fatto, considerando anche la capacità produttiva in manutenzione che non verrà riavviata, si tratta di una quantità annuale compresa tra le 110mila e le 130mila tonnellate di primario che scomparirà dal mercato. Gli impianti norvegesi di Hydro, nel complesso, hanno una capacità di poco più di 1 milione di tonnellate di alluminio all’anno.

Secondo Norsk Hydro, l’economia in Europa si trova in una situazione straordinaria, con il 50% della capacità di produzione di primario già ridotta nel corso dell’ultimo anno. Inoltre, il recente calo della domanda sta causando un accumulo di scorte che ha costretto l’azienda ad agire con fermezza e decisione.

Nel lungo termine, se non saremo tutti morti, la domanda di alluminio crescerà

La riduzione porterà a una riduzione del consumo energetico di circa 170-200 megawatt una volta entrata in vigore alla fine del 2022.

Se in calce a questa ennesima brutta notizia per il settore dell’alluminio europeo qualcuno vuole leggere una nota positiva, Hydro afferma anche che le tendenze di mercato a lungo termine rimarranno positive a causa della crescente necessità di alluminio a sostegno della transizione verde in Europa. Un concetto che, tradotto in parole povere, significa che la domanda di alluminio risorgerà nel lungo termine, ma non saranno molte le aziende europee ancora in piedi per poterlo raccontare.

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