Per Norsk Hydro, la domanda di alluminio crescerà del 2 o 3%

Il prossimo anno, il mercato mondiale dell’alluminio sarà in deficit, anche se la domanda sarà un po’ inferiore di quanto non fosse fino ad ora.

Norsk Hydro, il colosso norvegese dell’alluminio, afferma che la domanda di alluminio dovrebbe aumentare del 2 o 3% nel 2019, con un deficit continuo sul mercato.

La domanda è aumentata del 5-6% dalla crisi finanziaria e le previsioni di Norsk Hydro riflettono un’economia globale in rallentamento. Un’economia che sta andando ad un ritmo assai più lento di quanto non stia avvenendo negli Stati Uniti.

Il mondo, Cina esclusa, è in deficit di alluminio

Per quanto riguarda i prezzi dell’alluminio, attualmente (30 novembre) a 1.935 dollari a tonnellata, il loro recente indebolimento non è da attribuire alla mancanza di domanda, quanto piuttosto al surplus di offerta.

Di fatto, al di fuori della Cina, il mondo è in deficit di alluminio. Tuttavia, le esportazioni di semilavorati cinesi hanno più che compensato il deficit occidentale di metallo primario. Si può quasi dire che, per il momento, siano le esportazioni cinesi a determinare il mercato.

Meno tensioni sul mercato dell’allumina?

Inoltre, per bocca del suo presidente e amministratore delegato, la Norsk Hydro ha anche rassicurato circa la situazione della sua fonderia di allumina in Brasile, la Alunorte. Da mesi questa fonderia, per una serie di problemi con le autorità locali, produce al 50% della propria capacità ma, presto, dovrebbe tornare alla produzione a pieno regime.

Come molti ricorderanno, i problemi produttivi della Alunorte avevano messo sotto pressione i prezzi dell’allumina e, di conseguenza, anche quelli dell’alluminio. Se la produzione del più grande impianto di allumina del mondo tornerà alla normalità, teoricamente, i prezzi dovrebbero allentarsi.

Comunque, anche se i prezzi dell’alluminio saranno più deboli, un deficit di metallo non è mai favorevole ai consumatori, soprattutto in paesi come l’Italia. Infatti, i consumatori sono comunque costretti a comprare metallo fisico dalle multinazionali estere, come Norsk Hydro per esempio. E non sempre traggono beneficio da prezzi più bassi al London Metal Exchange (LME) in quanto sono costretti a pagare premi più alti per disporre delle quantità di alluminio necessarie ai propri fabbisogni.

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